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Anche per il consulente del Pm Padovani era capace di intendere

Anche per il consulente del Pm Padovani era capace di intendere

Le relazioni delle parti sull'imputato per l'omicidio Matteuzzi

BOLOGNA, 17 novembre 2023, 15:29

Redazione ANSA

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Anche il consulente tecnico nominato dalla Procura di Bologna per analizzare le condizioni psichiche di Giovanni Padovani ha concluso, così come i periti dei giudici, per la piena capacità di intendere e di volere del 27enne accusato dell'omicidio della ex compagna Alessandra Matteuzzi, uccisa il 23 agosto 2022 sotto casa, a colpi di martello, panchina, calci e pugni.


    La relazione di Alessio Picello, depositata in vista dell'udienza di lunedì 20 novembre dove si discuterà proprio della perizia dei tre specialisti nominati dalla Corte di assise (Pietro Pietrini, Giuseppe Sartori, Cristina Scarpazza) sottolinea come non sia clinicamente verosimile che l'imputato fosse vittima di allucinazioni nel momento del delitto.

Inoltre Padovani, prosegue il consulente nominato dai pm Lucia Russo e Francesca Rago, si mostra consapevole della natura antigiuridica delle proprie azioni, cercando online Stati dove non siano riconosciute le leggi italiane e in alcune chat sembra prospettare a proprio vantaggio la scriminante dell'infermità.
    La perizia psichiatrica ha anche segnalato una tendenza a simulare sintomi psichici da parte di Padovani. Con questo punto, invece, non concordano i consulenti della difesa (avvocato Gabriele Bordoni): Alessandro Meluzzi, Cinzia Gimelli e Irina Chipcia ritengono che le conclusioni dei periti tendano a confermare un'ipotesi già presente in partenza. A loro avviso emergerebbe piuttosto un quadro clinico con psicosi, allucinazioni visive e uditive e parlare di simulazione sarebbe immotivato e lesivo delle condizioni cliniche.
    I consulenti degli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, difensori dei familiari della vittima, condividono, infine, le conclusioni dei periti sull'esistenza della capacità di intendere e di volere. Sergio Isacco e Marco Samory, tra l'altro, segnalano la capacità di controllare il proprio comportamento e di pianificazione da parte di Padovani, oltre al fatto che i sintomi iniziarono almeno cinque mesi dopo l'omicidio.

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