"L'intervento di Gabrielli durante il congresso del sindacato Fsp sulla necessità di completare gli effetti della legge 121 del 1981 attraverso la concentrazione dell'amministrazione della pubblica sicurezza sotto l'unico 'cappello' del Viminale, ha chiaramente rivitalizzato una idea che la stessa legge aveva previsto nero su bianco quaranta anni fa.
Ma le altre Forze di Polizia ad ordinamento militare sono pronte a lavorare per questo concetto che perseguirebbe modernità ed efficienza?".
Se lo chiede il sindacato Nsc (Nuovo sindacato carabinieri) con Roberto Di Stefano, segretario nazionale.
Per Nsc "ben venga la scossa" di Gabrielli per innescare "un eventuale processo di adattabilità delle forze di polizia a ordinamento militare, che deve essere permeato su criteri di modernità e di sviluppo deontologico adeguato delle classi dirigenziali, rivedendo sia i criteri operazionali che quelli logistici". Ma tutto questo "non potrà prescindere dalla necessità di adeguare a questa nuova sfida lanciata dal sottosegretario anche quel personale che sarà chiamato a eseguire un'azione precisa, efficace e trasparente". E questo "potrà solo avvenire attraverso una legge sulle relazioni sindacali, in discussione al Senato, che purtroppo per come è impiantata non potrà garantire le stesse potenzialità dei sindacati delle Forze di Polizia civili".
Per il segretario Nsc dell'Emilia-Romagna, Giovanni Morgese, servirebbe una "unificazione graduale". Oltre alla centrale unica, "punterei per la diretta dipendenza di tutto l'apparato, con suddivisione per città, o dal Questore o da un generale dei Carabinieri". Oggi, spiega, ogni città ha un questore per la Polizia di stato e un colonello per i carabinieri. "Io - dice - andrei oltre. Dove c'è il questore sparisce la figura del comandante provinciale e gestisce direttamente lui i servizi.
Dove si deciderà invece di optare per un generale dei Carabinieri, tutte le funzioni di comando passerebbero a lui.
Unico comando, sebbene con divise diverse".
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