Sorpasso storico dell'allevamento
sulla pesca che ha raggiunto nel 2022 i 94,4 milioni di
tonnellate e il 51% del totale, corrispondenti al 57% del
prodotto ittico destinato a consumo umano con 730 specie
allevate, anche se il 60% è rappresentato solo da 17, per un
valore superiore ai 300 miliardi di dollari. La crescita
rispetto al 2020 è stata del 7,6%, concentrata per oltre la metà
nei pesci, seguiti dai crostacei e dai molluschi. In Italia il
settore nel 2023 ha un valore di 400 milioni di euro solo per
l'itticoltura, con 25 specie allevate dove primeggia la trota.
Sono alcuni dati dell'ultimo Rapporto della Fao The State of
World Fisheries and Aquaculture, evidenziati dall'Associazione
piscicoltori italiani, in vista dell'ottava edizione di
AquaFarm, mostra-convegno internazionale dedicata
all'acquacoltura e all'industria della pesca sostenibile in
programma a Pordenone Fiere il 12 e il 13 febbraio 2025. Secondo
le previsioni della Fao il consumo pro-capite crescerà a 21,3 kg
entro il 2032, con una produzione totale di 205 milioni di
tonnellate, con 111 milioni provenienti dall'acquacoltura e 94
milioni, sostanzialmente stabili, dalla pesca. Nel 2022 la quota
di pescato è scesa di 2,3 punti, al 62,3%.
In Italia, dopo la trota la specie più allevata con 30mila
tonnellate e 280 milioni di uova embrionate, seguono l'orata e
la spigola con 17mila tonnellate. Da diversi anni, inoltre, è il
secondo produttore mondiale di caviale di storione con 65
tonnellate di uova, dopo la Cina. Dal punto di vista
socioeconomico, l'ittiocoltura avviene in 800 siti produttivi
concentrati per il 60% al Nord, il 15% al Centro e il 25% al
Sud.
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