Per Apple la tutela dei dati personali non è un lusso riservato a pochi. Lo ha detto Craig Federighi, a capo della divisione software di Cupertino, in un'intervista all'Independent in cui ha risposto alla critica lanciata venti giorni fa, sempre a mezzo stampa, dal Ceo di Google, Sundar Pichai.
In un intervento sul New York Times, Pichai aveva scritto che "la privacy non può essere un bene di lusso offerto solo alle persone che possono permettersi di comprare prodotti e servizi costosi". La frase era stata interpretata come una stoccata all'indirizzo di Apple, che ora con Federighi ha rispedito al mittente la frecciatina.
"Da un lato è gratificante" vedere che altre compagnie, "negli ultimi mesi", si sono impegnate sulla privacy, ma il tema è "più profondo", e non bastano "un paio di mesi e un paio di comunicati stampa" per affrontarlo, ha detto Federighi. "Bisogna guardare fondamentalmente alle culture della compagnia, ai valori e al modello di business. E queste cose non cambiano da un giorno all'altro".
Apple, ha sottolineato, vuole portare i sui prodotti al più alto numero di persone possibile, e questi prodotti "certamente non sono solo di lusso. Crediamo che una bella esperienza di prodotto sia qualcosa che tutti dovrebbero avere, e quindi aspiriamo a svilupparla".
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