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La Luna è più antica di 160 milioni di anni, ma non lo dimostra

La Luna è più antica di 160 milioni di anni, ma non lo dimostra

Le sue rughe cancellate da una seconda fusione delle rocce

27 dicembre 2024, 09:51

di Leonardo De Cosmo

ANSACheck
Rappresentazione artistica dell’impatto che portò alla formazione della Luna (fonte: NASA/JPL-Caltech) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica dell’impatto che portò alla formazione della Luna (fonte: NASA/JPL-Caltech) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Luna sarebbe più antica di quanto appare, a cancellarle le ‘rughe’ e farla sembrare più giovane di 160 milioni di anni è stata una fusione dello strato superficiale avvenuto 4,35 miliardi di anni fa: a suggerirlo è lo studio guidato da Francis Nimmo, dell’Università della California a Santa Cruz, e pubblicato su Nature che spiegherebbe così alcune stranezze del nostro satellite.

Si ritiene che la Luna si sia formata oltre 4 miliardi di anni fa a causa dell’impatto tra la primordiale Terra e un altro protopianeta delle dimensioni simili a Marte: uno scontro che portò all’espulsione di grandi quantità di materiali fusi che si sarebbero poi raccolti in orbita a formare il nostro satellite. Un fenomeno che, analizzando i soli cristalli presenti nella roccia lunare e formatisi nel raffreddamento del materiale incandescente, sarebbe avvenuto 4,35 miliardi di anni fa. Tuttavia, altri indizi – come il numero di crateri presenti sulla superficie e alcuni campioni di zirconi lunari – sembrerebbero indicare che la Luna sia almeno 160 milioni di anni più antica, spostando così indietro la sua data di nascita a 4,51 miliardi di anni fa. Il nuovo studio indica che a falsare la presunta data di nascita impressa nelle rocce, facendo così apparire la Luna più giovane, fu una seconda fusione dei suoi materiali superficiali.

Secondo gli autori lo spostamento della Luna dalla sua orbita iniziale a quella attuale produsse dei movimenti della sua crosta, dovuti all’attrazione gravitazionale con la Terra, tali da far nuovamente fondere le rocce. I campioni analizzati oggi manterrebbero dunque impressa la data di cristallizzazione di questa seconda fusione. Una teoria che sposterebbe indietro la data di nascita del nostro satellite e risolverebbe alcune delle incongruenze osservate nel tempo. 

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