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Attese e visite flash, crescono le critiche a medici di famiglia

Attese e visite flash, crescono le critiche a medici di famiglia

Cittadinanzattiva, il 7,6% degli italiani rinuncia alle cure. Fino a un anno e mezzo per un ecodoppler

ROMA, 22 ottobre 2024, 13:25

Redazione ANSA

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Liste di attesa troppo lunghe in sanità: Attestazione: koldo studio - iStock - RIPRODUZIONE RISERVATA

Liste di attesa troppo lunghe in sanità: Attestazione: koldo studio - iStock - RIPRODUZIONE RISERVATA

Appuntamenti troppo in là nel tempo, visite troppo brevi al punto da non riuscire a riferire tutti i propri problemi, deficit nelle informazioni che vengono fornite.  E' quanto emerge dal Rapporto civico sulla salute presentato da Cittadinanzattiva.

In particolare le liste d’attesa sono ancora il problema più grande per gli italiani che si confrontano con il servizio sanitario e il loro impatto è così ampio da contribuire a indurre circa 1 italiano su 13 a rinunciare alle cure.

Secondo il rapporto, i cui dati si riferiscono al 2023, i cittadini continuano a segnalare l’incapacità del servizio sanitario di rispondere tempestivamente ai bisogni di salute: per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, cioè da eseguire entro 120 giorni) si può aspettare 468 giorni; per una visita di controllo oncologica in classe non determinata si possono attendere 480 giorni; 300 giorni per una visita oculistica di controllo in classe B (breve, da erogare entro 10 gg); 526 giorni per un ecodoppler dei tronchi sovraaortici in classe P; 437 giorni per un intervento di protesi d’anca in classe D (entro 12 mesi), 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata in classe B.

 Certo, si tratta dei tempi massimi segnalati dai cittadini e non delle attese medie. Tuttavia, il fenomeno incide in maniera determinante sul percorso terapeutico e perfino sulla scelta di non curarsi Secondo l’indagine, infatti, nel 2023 il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure (+0,6% rispetto al 2022) e quasi due su tre (il 4,5%) lo fanno proprio a causa delle lunghe liste di attesa (era il 2,8% nel 2022). La quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini. Le rinunce, inoltre, aumentano di più al Centro, dove in un anno si è passato dal 7,0% all’8,8%, e al Sud (dal 6,2% al 7,3%). Al Nord resta stabile il livello del 7,1%.

Non solo: il documento evidenzia come il rapporto tra i cittadini e medico di medicina generale - o pediatra di libera scelta - è sempre più in sofferenza. Cittadinanzattiva, rileva come le segnalazioni di disservizi da parte dei cittadini in questa area siano triplicate in 5 anni (si passa dal 5,4% delle segnalazioni ricevute nel 2018 al 14,2% del 2023). Non va meglio negli altri servizi presenti sul territorio.

In particolare, le ricadute positive degli investimenti legati al Pnrr e la riforma dell'assistenza territoriale tardano ad arrivare, nonostante si osservino progressi nella messa a terra della riforma: ad aprile 2024, l'86% dei progetti relativi alle Case della Comunità è arrivato alla stipula del contratto; percentuali prossime al 100 per i contratti relativi alle Centrali Operative Territoriali. È invece più variegata la situazione degli Ospedali di Comunità, con valori che oscillano fra il 70% e il 100%, sebbene alcune Regioni siano molto più indietro: la Calabria è al 45%, la Provincia Autonoma di Trento al 33%, quella di Bolzano a 0.

   

Una segnalazione su 3 per piaga accesso a cure

Il problema dell’accesso è “la piaga della sanità pubblica, capace per la sua portata e per la sua trasversalità di mettere in secondo piano ogni altro ambito. Avere la percezione di trovare chiusa la porta di accesso al Servizio sanitario scolora gli altri problemi”. Così Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva sintetizza i risultati del  Rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva presentato oggi al ministero della Salute.

Il rapporto analizza le segnalazioni dei cittadini raccolte nel 2023: 24.043 in tutto, in aumento di 9.971 unità rispetto all’anno precedente. Quasi 1 su 3 fa riferimento alle difficoltà di accesso alle prestazioni; segue con il 14,2%, il tema delle cure primarie, cioè le difficoltà nel rapporto tra i cittadini e i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. A seguire l’assistenza ospedaliera (13,3%), quella territoriale (11,1%) e infine la prevenzione (l’8,6%).

 “Rivendichiamo per la sanità pubblica risorse maggiori e continuative, dopo che per anni essa è stata considerata una specie di salvadanaio a cui attingere per tappare i buchi di bilancio del nostro Paese, impoverita e desertificata”, ha aggiunto Mandorino. "Allo stesso tempo dobbiamo chiederci in che modo sono impiegate le risorse, visto che i Livelli essenziali di assistenza non sono ancora mai stati aggiornati, dal 2008 non si propone al Parlamento un Piano sanitario nazionale, e visto che sono state di recente approvate riforme pur significative, come quella sulla non autosufficienza degli anziani, senza investimenti e senza un Patto di corresponsabilità fra Stato centrale e Regioni”, ha concluso.

Cittadinanzattiva ha inoltre indicato dieci priorità per il servizio sanitario: dalla piena attuazione dei Lea, alla redazione di un nuovo Piano sanitario nazionale, dal potenziamento delle infrastrutture digitali, al rilancio delle politiche sul personale sanitario e sulla prevenzione, fino al completamento della riforma della sanità territoriale e del decreto liste d’attesa.

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