Un mini palmare, grande quanto una
chiavetta usb, per fare diagnosi precoci di tumori. Parte a Bari
la sperimentazione del dispositivo palmare SiMoT, che sarà
vagliata dal ministero della Salute, e verrà realizzata
dall'Istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari, insieme a
Regione Puglia, Università degli Studi di Bari e Università di
Brescia.
L'oncologico barese è membro della cabina di regia del centro
di innovazione in Single-Molecule Digital Assay che ha
sviluppato il dispositivo SiMoT. Il dispositivo punta a fare
diagnosi precoce dei tumori, ma anche di altre patologie,
direttamente a casa o nello studio del medico curante, tramite
piccolissimi campioni biologici, come sangue, saliva o urine.
"Un progetto che ci proietta nel futuro - ha affermato il
direttore generale dell'Istituto tumori, Alessandro Delle Donne
- e che ci permette di realizzare parte della mission di questo
Istituto: l'innovazione tecnologica a servizio degli screening
di massa. Ciò ci consentirà di intervenire prima dell'insorgere
della malattia".
La sperimentazione, partita ufficialmente oggi, vedrà
inizialmente coinvolta l'unità operativa di ginecologia
oncologica clinicizzata dell'Istituto Tumori di Bari, diretta
dal professor Gennaro Cormio. Saranno arruolate 50 pazienti con
1500 rilevazioni di campioni di sangue, plasma e urine.
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