Due cilindretti più sottili di una
batteria ministilo, 10 volte più piccoli di un pacemaker
tradizionale che si deve impiantare in una tasca sottopelle per
essere collegato alle camere cardiache con elettrocateteri
lunghi quasi 50 centimetri. È il primo sistema di pacemaker
bicamerale senza fili, costituito da due dispositivi che si
inseriscono nel cuore con una procedura mini invasiva:
attraverso l'arteria femorale vengono posizionati uno nell'atrio
destro, l'altro nel ventricolo destro, 'avvitandoli' alle pareti
cardiache. Tutto qui. Non più intervento dall'esterno, non più
tasca sottopelle e relativa cicatrice, non più cateteri: i due
dispositivi si parlano fra loro coordinandosi per assicurare la
stimolazione e un battito cardiaco regolare.
Il sistema, realizzato da Abbott, è stato certificato in
Europa il 3 giugno scorso e sono già stati eseguiti con successo
i primi impianti in Italia. Oggi ne hanno parlato alcuni fra i
cardiologi che per primi lo hanno utilizzato: "La disponibilità
in Italia del primo pacemaker bicamerale senza fili al mondo,
che due anni fa siamo stati i primi a validare in Italia avendo
partecipato allo studio clinico internazionale - afferma il
professor Claudio Di Tondo del Centro Cardiologico Monzino di
Milano - amplierà le possibilità di trattamento dei disturbi del
ritmo cardiaco. E una delle più grandi innovazioni nel mondo dei
pacemaker degli ultimi dieci anni".
L'impianto di un pacemaker è a tutt'oggi l'unico modo per
trattare la bradicardia a lungo termine, cioè il rallentamento
del battito cardiaco al di sotto dei livelli normali. La loro
frequenza normalmente è compresa fra 60 e 100 battiti al minuto.
Ma può scendere anche sotti i 50 senza avere un significato
patologico. Diventa un problema quando il rallentamento è tale
da non assicurare il giusto apporto di sangue e fa rischiare un
blocco ventricolare. In Italia si effettuano oltre 50 mila
impianti di pacemaker l'anno e il 70% dei pazienti con questo
problema necessita solo di una stimolazione ventricolare, gli
altri hanno bisogno anche di una stimolazione atriale, quindi
'bicamerale'.
"Questa novità tecnologica - aggiunge il professor Antonio
Curnis, degli Spedali Civili di Brescia - è in grado di
stimolare elettricamente tutto il cuore, come i sistemi
tradizionali, ma con molti vantaggi in più per i pazienti". Come
l'assenza di complicanze correlate alla tasca chirurgica, pari
al 4,75% (infezioni, ematomi, preoccupazioni di ordine estetico)
e di complicanze correlate agli elettrocateteri pari al 5,5%%
(rotture, perdita dell'isolamento, ostruzione e trombosi
venosa).
Un punto sfavorevole: il costo, attualmente 4-5 volte quello
di un pacemaker tradizionale e non c'è ancora nel Sistema
Sanitario un Drg dedicato. "Ma nel costo totale - precisa Curnis
- bisognerebbe far rientrare le spese per le le complicanze
causate dal vecchio pacemaker. In ogni caso è una innovazione
tecnologica destinata a sostituire il vecchio sistema e il
prezzo un po' alla volta scenderà".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA