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Bassetti, protocollo covid non ci mise in difficoltà

Bassetti, protocollo covid non ci mise in difficoltà

Infettivologo, morti in tanti perchè l'infezione era nuova

GENOVA, 19 marzo 2024, 15:50

Redazione ANSA

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"Cerchiamo di sfatare un mito diventato un mantra politico, certamente non era un buon protocollo ma era quello che aveva tutto il mondo. Di fronte a una malattia infettiva nuova che cosa devi fare? Devi osservare l'evoluzione dei sintomi e poi eventualmente ricoverare in una fase più avanzata il malato in ospedale". Lo ha detto a radio Cusano l'infettivologo Matteo Bassetti rispondendo a una domanda sulle cause delle morti. Alla domanda se quel protocollo avesse messo i medici in una posizione di difficoltà, Bassetti ha risposto: "Assolutamente no. Quel protocollo non era assolutamente vincolante, le balle che vengono raccontate dal mondo negazionista non sono assolutamente vere. Sono morti in tanti perché in quel momento il sistema non era pronto a stare dietro a una pandemia di quel tipo. Un'infezione nuova ha avuto bisogno di tempo. L'Italia è stato il primo paese occidentale ad affrontarla senza avere nessun tipo di informazione dai cinesi e questo va detto. Abbiamo dovuto fare in qualche modo e capire come curarla sul campo".
    Sulle accuse in merito alle mancate autopsie Bassetti ha continuato: "Sono balle assurde che raccontano i negazionisti.
    La prima autopsia al mondo per quanto riguarda i malati di Covid è stata fatta a Bergamo nel febbraio del 2020". E tornando alla giornata in memoria delle vittime del Covid, il Direttore del San Martino di Genova ha voluto replicare, "siamo arrivati a fare polemiche sul 18 di marzo come per il 25 aprile, a dire che sono date divisive e questo è una cosa allucinante. In un paese civile che ha visto morire così tanta gente è assurdo che ci possa essere chi si divide sulla commemorazione dei morti per il Covid".
   

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