"Siamo ancora lontani da una
prospettiva di cura e eradicazione dell'Hiv dall'organismo
umano". Andrea Antinori, direttore del Dipartimento clinico
dell'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani
di Roma, delinea così all'ANSA lo stato attuale della ricerca
nel corso del convegno convegno di sanità pubblica "Tre volte
zero contro l'Hiv", organizzato oggi presso l'Istituto romano
all'indomani della Giornata mondiale contro l'Aids. Antinori
spiega come "le ultime sperimentazioni vaccinali basate su
piattaforme molto promettenti non hanno dato i risultati
attesi", e come per questo "rimangono fondamentali gli strumenti
di sempre, una terapia antiretrovirale molto efficace a cui si
aggiungono nuovi farmaci iniettabili a lento rilascio, con
lunghi intervalli tra una dose e l'altra".
Nel 2023 nel mondo si sono registrati 1,3 milioni di nuove
diagnosi di Hiv. Quasi 40 milioni di persone convivono con la
patologia, con 9 milioni senza accesso alle terapie
antiretrovirali. In Europa le nuove diagnosi sono state quasi
25mila, un dato in aumento rispetto al passato. "In Italia 9mila
persone hanno l'infezione da Hiv senza saperlo, con un rischio
sia per la propria salute in termini di progressione sia per la
possibile trasmissione", afferma Antinori. "Per bloccare
l'epidemia occorre effettuare più test per poter diagnosticare e
trattare correttamente il sommerso, e investire in prevenzione,
soprattutto la profilassi pre-esposizione (Prep), che è lo
strumento più sicuro ed efficace". Una profilassi basata sugli
antiretrovirali "ci avvicinerà il più possibile a qualcosa di
simile a una vaccinazione, anche se non si tratta di una
vaccinazione vera e propria".
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