Il giudice del lavoro Dario
Bernardi del Tribunale di Ravenna ha condannato Eni Rewind spa a
pagare a Inail gli indennizzi versati a suo tempo per 24
lavoratori perlopiù morti di mesotelioma a causa della
esposizione professionale all'amianto all'interno del
petrolchimico di Ravenna. Il totale ammonta a circa 7 milioni di
euro compresi gli interessi.
La decisione, come riferito da 'il Resto del Carlino', è
arrivata in seguito al ricorso di azione di regresso promosso da
Inail (avvocato Gianluca Mancini) nei confronti di Eni Rewind
spa, già Syndial Attività Diversificate spa. E prende spunto
dalla sentenza penale, passata in giudicato nel dicembre 2021,
che aveva visto una raffica di assoluzione dei vari responsabili
di settore avvicendatisi nel tempo ma con una formula che
lasciava intuire che, anche se non era stato possibile stabilire
il momento esatto della formazione del tumore irreversibile e
dunque non era possibile associarlo a una persona fisica
precisa, il fatto comunque sussisteva.
L'indagine penale aveva abbracciato un arco produttivo che
andava dagli anni '60 al 2012 individuando 78 parti offese tra
lavoratori ammalati o familiari di deceduti (c'era pure la
moglie di un operaio che si era ammalata lavando le sue tute).
Dopo l'esclusione di 32 casi dal Gup perché caduti in
prescrizione, per gli altri il giudice del Lavoro ha ora isolato
quelli per i quali nel penale si è dimostrato il nesso di
causalità tra malattia e inalazione amianto. In particolare - si
legge nella sentenza - "nel lungo excursus penale, per i
mesoteliomi c'è stata assoluzione ma per non avere commesso il
fatto, essendo al contrario accertata la dannosita'
dell'ambiente, le malattie dei lavoratori, nonché il nesso di
causalità tra questi due poli".
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