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Nei batteri intestinali il segreto per smascherare il cancro

Nei batteri intestinali il segreto per smascherare il cancro

I risultati di uno studio Pascale di Napoli-Ieo di Milano

NAPOLI, 31 ottobre 2024, 13:40

Redazione ANSA

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Un gruppo di ricercatori, coordinati da Luigi Nezi dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), in collaborazione con gli oncologi Paolo Ascierto e Luigi Buonaguro del Pascale di Napoli, ha individuato nel nostro microbiota intestinale i fattori in grado di predire, con un semplice test eseguito su cellule del sangue, quali pazienti con melanoma avanzato risponderanno all'immunoterapia e quali no, aprendo una nuova strada per lo sviluppo di un vaccino terapeutico. I risultati sono pubblicati ieri sulla rivista Cell Host and Microbe.
    Per questo studio sono stati arruolati presso l'Ieo di Milano e l'Istituto Nazionale dei Tumori (Int) "Fondazione Pascale" di Napoli 23 pazienti con melanoma inoperabile e candidati a ricevere la terapia che, bloccando la proteina linfocitaria PD-1, riattiva la risposta immunitaria antitumorale. Da ciascun partecipante sono stati raccolti dati clinici e diversi campioni biologici, sia prima dell'inizio della terapia che mensilmente durante il periodo del trattamento (fino a 13 mesi), consentendo così di associare variazioni del microbiota intestinale con altri marcatori infiammatori ematici.
    Il legame fra microbiota intestinale e immunoterapia è noto da tempo, ma ora lo studio dimostra perché e come avviene l'interazione.
    Infatti, da un'analisi approfondita dei geni batterici (metagenomica) emerge che il microbiota intestinale dei pazienti responsivi all'immunoterapia è arricchito di alcuni geni che portano alla sintesi di peptidi (frammenti di proteine), i quali mimano esattamente la struttura di alcuni dei principali antigeni tumorali espressi dalle cellule di melanoma. Poiché la somiglianza consente a linfociti diretti contro i peptidi batterici di riconoscere anche i loro analoghi tumorali, l'immunità antitumorale ne esce rafforzata.
    Questa scoperta consentirà in breve tempo di condurre uno screening dei pazienti candidati a immunoterapia grazie ad un test ematico per ricercare linfociti che riconoscono i peptidi batterici analoghi a quelli del melanoma. "La possibilità di avere a disposizione marcatori che predicono la risposta ad un trattamento o meno - dice il Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento Melanoma e Immunoterapia dell'Irccs partenopeo - rappresenta un aspetto importantissimo della ricerca oncologica.
    In questo modo si selezionano i pazienti che possono realmente avere un beneficio da una terapia evitando inutili costi e possibili effetti collaterali a coloro che non ne avranno beneficio. Inoltre, - sostiene Ascierto - consente di focalizzare la ricerca su quei pazienti resistenti ab initio ad un trattamento".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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