Il Nord Italia è sempre in vetta,
davanti al Centro, alle classifiche per numero di interventi di
chirurgia oncologica, un indicatore di affidabilità delle
strutture sanitarie che dà garanzie di sicurezza ed efficacia.
In questo ambito, il settentrione mantiene il primo posto nelle
classifiche per centri 'sopra soglia', ovvero che hanno compiuto
un numero alto di operazioni (il limite fissato è diverso a
seconda del tipo di tumore considerato), mentre il Sud è in
crescita, ma con solamente 3 Regioni virtuose, Puglia, Campania
e Sicilia, che coprono tutte le patologie considerate.
Complessivamente quasi un ospedale su 2 esegue interventi sotto
soglia, e solo 13 hanno il bollino di qualità per i percorsi
assistenziali. Il quadro aggiornato arriva da Ropi (Rete
Oncologica Pazienti Italia), che ha presentato una nuova mappa
aggiornata, al ministero della Salute ed elaborata partendo dai
dati dell'ultimo Programma Nazionale Esiti di Agenas.
La classifica della Ropi considera 17 diverse patologie e,
per quanto riguarda gli interventi per il tumore al seno, vede
in testa l'Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano, con
2635 interventi l'anno, seguito dal Policlinico Gemelli di Roma
(1344) e Irccs Istituto Clinico Humanitas (879), ma nella top
ten compare anche il Sud nella top ten con l'Humanitas Istituto
Clinico Catanese (719). Per il tumore del polmone l'Azienda
Ospedaliera Sant'Andrea di Roma conta 572 interventi, l'Ieo 538
e l'Azienda Ospedaliero - Universitaria Careggi di Firenze 462.
Tra i primi dieci figura anche l'Ospedale Monaldi di Napoli
(292). Quanto al tumore dello stomaco le prime tre strutture per
numero di interventi sono il Gemelli (142 interventi l'anno),
l'Aoui di Verona Borgo Trento (89) e l'Irccs Ospedale San
Raffaele di Milano (88). Per il tumore del colon è ancora primo
il Gemelli (505 interventi), davanti a Policlinico Sant'Orsola
di Bologna (288) e all'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana
(248), ma nella top ten figurano anche il Policlinico di Bari
(206) e l'Azienda Ospedaliera Cardinale Giovanni Panico di
Tricase (Lecce, 202). Per il tumore della prostata, svettano
alle prime tre posizioni Careggi (726 interventi) l'Ieo (509) e
la Casa di Cura Pederzoli di Verona (473), e tra i primi dieci
vi è anche l'Ospedale Generale Regionale Miulli di Bari (309).
Ma se per la chirurgia oncologica il meridione sembra, sia
pure limitatamente, avvicinarsi ai livelli del settentrione, per
la prevenzione, per la mortalità dei tumori, nonchè per la spesa
pubblica sanitaria, il gap tra le due aree del Paese resta
elevato, secondo quanto conferma il report 'Un Paese, due cure.
I divari Nord-Sud nel diritto alla salute', promosso da Svimez
in collaborazione con Save the Children e presentato oggi. In
base alle recenti valutazioni del Crea (Centro per la ricerca
economica applicata in sanità), sono il 6,1% le famiglie
italiane in povertà sanitaria, perché hanno riscontrato
difficoltà o hanno rinunciato a sostenere spese sanitarie. Nel
Mezzogiorno la quota la povertà sanitaria riguarda l'8% dei
nuclei familiari, una percentuale doppia rispetto al 4% del
Nord-Est (5,9% al Nord-Ovest, 5% al Centro). Sempre nel
meridione, secondo il rapporto di Svimez e Save The Children, la
speranza di vita è minore al Sud di 1,5 anni: più alta anche la
mortalità per tumore, pari al 9,6 per 10 mila abitanti per gli
uomini rispetto a circa l'8 del Nord. "I dati del report -
sottolinea il dg della Svimez Luca Bianchi - offrono la
fotografia preoccupante di un divario di cura che si traduce in
minori aspettative di vita e più alti tassi di mortalità per le
patologie più gravi nelle regioni del Mezzogiorno. Rafforzare la
dimensione universale del Sistema sanitario nazionale è la
strada per rendere effettivo il diritto costituzionale alla
salute".
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