"Nel nostro Paese è cambiata la
condizione e la presenza dei medici di medicina generale. Dal
dopo guerra fino a dieci anni fa, lo studio del medico di
famiglia era un presidio innanzitutto di civiltà, presente in
ogni comune e radicato sul territorio, adesso non è più così.
Oggi, infatti, risultano essere quattro milioni di italiani
senza i medici di medicina generale. Ne mancano il 30 per cento
rispetto al fabbisogno".
Così Pina Onotri, segretario generale Smi al convegno di
Benevento dal tema: 'Il declino della sanità pubblica: sfide e
prospettive per il territorio e gli ospedali'.
"Per quanto riguarda, ancora, la medicina generale - aggiunge
- riteniamo che la costituzione delle Case di Comunità (CdC) non
migliorerà dal punto di vista organizzativo il lavoro dei
medici, né i servizi ai cittadini. Anzi l'obbligatorietà di
lavorare per 38 ore settimanali di lavoro per i nuovi incarichi
all'interno delle Case di Comunità e con l'obbligo di apertura
degli studi periferici, da parte dei giovani medici, allontanerà
ancora di più le nuove leve, in maggioranza donne, dalla
professione in quanto si andrà ben oltre le 40 ore settimanali
di lavoro".
In ambito ospedaliero la situazione non è migliore, prosegue
Onotri: "In due anni (dal 2020 al 2022) sono stati tagliati
32.500 posti letto e fra il 2019 e 2022 oltre 11mila medici
hanno lasciato le strutture pubbliche, mentre 95 ospedali sono
stati chiusi in 10 anni. Chiediamo che la Legge di Bilancio 2025
contenga nei suoi provvedimenti collegati norme per
sburocratizzare il lavoro nella medicina generale, valorizzando
la telemedicina per le certificazioni inps e autocertificazioni
dei primi 3 giorni di malattia".
"Queste misure , che stiamo proponendo anche con una
petizione pubblica che ha raggiunto 14mila firme in poco tempo,
potrebbero essere a costo zero per lo Stato. In questo modo si
migliorerebbero, di molto, le condizioni di lavoro dei medici di
famiglia che avrebbero più tempo per la cura dei pazienti",
conclude Onotri.
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