"Sono già state predisposte le prime
1000 lettere di licenziamento" da una parte delle imprese con
meno di 10 addetti interessate dal grave problema del payback
dispositivi medici, "questione che è stata nuovamente
accantonata". Lo fa sapere Gennaro Broya de Lucia, presidente di
Conflavoro Pmi Sanità, secondo il quale "ora sono a rischio 4
mila pmi del medtech, 200 mila lavoratori e l'intero sistema
sanitario nazionale".
Secondo Nomisma, si legge nella nota di Conflavoro Pmi
Sanità, "il settore è vicino al punto di non ritorno: ben 4
aziende su 5 rischiano difficoltà economiche e il fallimento a
causa di questo 'Superbonus al contrario' come lo ha definito
anche il ministro Giorgetti, assurdità che rende le imprese del
medtech, fondamentali per il sistema sanitario, da creditori
dello Stato a soggetti debitori. Oltre ai 3,8 miliardi di
imposte versate tra il 2015 e il 2018, infatti, adesso vengono
chiesti loro altri 704 milioni di payback. Per il 44% delle
imprese con meno di 10 addetti e meno strutturate, la situazione
diventerà velocemente insostenibile, tanto che sono già state
predisposte le prime 1000 lettere di licenziamento", avverte.
"Il medtech italiano - continua Broya de Lucia - finora ha
garantito al nostro sistema sanitario prezzi inferiori del
20-30% rispetto alla media europea grazie alla forte e sana
concorrenza. Ma il payback causerà un effetto domino devastante:
fallimenti, disoccupazione, mancate entrate fiscali, aumento dei
costi sociali. Conflavoro Pmi Sanità chiede un confronto urgente
al Governo, cui ribadiamo la nostra proposta: stanziare un fondo
da 320 milioni per esentare le micro Pmi sotto i 10 milioni di
fatturato e ridurre dell'80% il peso per le imprese sopra la
soglia. È il momento di agire con coraggio e visione per salvare
imprese, sanità pubblica e cittadini," conclude.
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