Un'anagrafe vaccinale nazionale
estesa alla popolazione adulta e anziana, che superi i limiti
delle diverse realtà regionali e, soprattutto, delle diverse
fasce d'età. È questa la principale richiesta alle istituzioni
emersa oggi a Roma nel corso della presentazione, presso la
Fondazione Enpam, dell'edizione 2025 del Calendario vaccinale
per la Vita, a cinque anni dall'ultima pubblicazione del 2019.
"Al momento vengono riuniti a livello nazionale i dati dalle
anagrafi vaccinali regionali, già attive, sulla popolazione
pediatrica, di cui a breve dovremmo conoscere i risultati. Ma
bisogna applicare il monitoraggio a tutta la popolazione", ha
sottolineato Paolo Bonanni, docente di Igiene presso il
dipartimento di Scienze della salute Università di Firenze e
coordinatore del Board del Calendario, che comprende cinque
società scientifiche: Società italiana d'igiene, medicina
preventiva e sanità pubblica (Siti), Società italiana di
pediatria (Sip), Federazione italiana medici pediatri (Fimp),
Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) e
Società italiana di medicina generale e delle cure primarie
(Simg).
"Siamo come una barca senza bussola: offriamo delle vaccinazioni
senza avere un'idea di quanti vi abbiano aderito, con i dati che
rimangono sparsi", ha continuato Bonanni. Sono proprio i dati -
la loro mancanza, e la difficoltà di consultazione - l'elemento
cruciale, in quanto, come ha ricordato il presidente Fimp
Antonio D'Avino citando un'indagine interna della Federazione,
"il 30% dei pediatri di famiglia non ha accesso alle anagrafi
regionali e non ha quindi la possibilità di verificare se un
bambino abbia o meno ricevuto un certo tipo di vaccinazione".
Ad oggi, tra gli indicatori utilizzati a livello nazionale per
rilevare la qualità dell'assistenza vaccinale offerta, "per gli
adulti è presente solamente quello relativo alla copertura
antinfluenzale degli over65", ha evidenziato Tommasa Maio,
responsabile area Vaccini Fimmg. "A fronte dei 6 indicatori
relativi all'età pediatrica, questo dato si dimostra incompleto
e discordante rispetto a una prospettiva di pianificazione
vaccinale per la vita", ha continuato, spiegando come le
conoscere le coperture sia fondamentale anche per l'operatività
per gli addetti alla vaccinazione. "Ogni azienda sanitaria
conosce esattamente i propri dati, ma questi muoiono lì, anche
per l'impossibilità di sovrapporre diverse variabili (come la
fragilità) per motivi di privacy. Ci si sta lavorando, ma i
tempi sono lunghi". Il contrasto tra diritto alla privacy e
quello alla salute è uno degli aspetti fondamentali trattati dal
Calendario, in cui viene portata alla luce la necessità di
consentire alle Agenzie di sanità pubblica e ai dipartimenti di
prevenzione di poter fare chiamate attive alla popolazione
fragile sulla base del rischio, e non solo del fattore età.
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