"Ciò che emerge dal parere del
Comitato Nazionale di Bioetica è un vero e proprio allarme
sull'uso della Triptorelina in Italia per bloccare la pubertà
nei minori con disforia di genere: i dati scientifici sul
rapporto rischi/benefici sono insufficienti e incerti e manca un
monitoraggio chiaro e completo a livello regionale. In sostanza,
secondo il Cnb non è noto se la Triptorelina sia efficace o
dannosa né quanti minori ne facciano uso in Italia, con quali
procedure e risultati. Un 'far west sanitario' intollerabile
sulla pelle dei minori che Governo e Ministero della Salute
devono fermare immediatamente".
Così, in una nota, il portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus,
Jacopo Coghe, in merito al parere emesso dal Cnb in risposta al
quesito posto dal ministero della Salute sull'utilizzo della
Triptorelina nel caso di diagnosi di disforia di genere nei
minori.
La proposta del Cnb, afferma Coghe, "di iniziare almeno a
limitare al massimo la somministrazione di Triptorelina
nell'ambito di un nuovo e rigoroso protocollo sperimentale
indipendente, che consenta di fissare protocolli terapeutici
eccezionali, rigorosi e soprattutto monitorabili tramite la
raccolta dati in un Registro nazionale, appare un primo passo
prudenziale e ragionevole". "Concordando coi 15 membri del
Comitato che, votando a favore del parere, hanno espresso anche
un generale parere negativo sull'avvio di transizioni di genere
riguardanti minori, riteniamo che l'obiettivo finale debba
rimanere quello di eliminare dal sistema sanitario nazionale -
dice Coghe nella nota - il virus dell'ideologia Gender, che
considera i percorsi farmacologici o chirurgici per la
transizione come strumenti per consentire a bambini e
adolescenti 'nati nel corpo sbagliato' di autodeterminare una
presunta 'varianza di genere' ".
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