Nel prossimo decennio in Italia la situazione della professione medica potrebbe capovolgersi: dall'attuale carenza si potrebbe passare ad una sovrabbondanza di professionisti tale da dar vita a un "imbuto lavorativo" e ad un "mercato sanitario" con "forza lavoro a basso costo e con potere contrattuale azzerato. Il trionfo del lavoro precarizzato, ma con retribuzioni e diritti molto più bassi di oggi". È l'allarme che arriva da uno studio Anaao Assomed, su dati Ocse, Onaosi ed Enpam.
Lo studio ha proiettato per il prossimo decennio i dati sui pensionamenti dei medici e sui nuovi laureati e specializzati.
Si stima che tra il 2023 e il 2032 quasi 109mila camici bianchi lasceranno la professione attiva. Tra il 2023 e il 2032 si attendono 141mila laureati in Medicina e Chirurgia.
Considerando i contratti per la formazione specialistica e le borse per la formazione in medicina generale, secondo l'analisi Anaao "si prospetta un differenziale di circa 32mila unità tra stima delle uscite e numero di specialisti e medici di medicina generale che saranno formati".
"La crescita del numero di medici, spesso definita 'pletora medica', è destinata ad essere fuori controllo se la politica in maniera miope continua a essere poco lungimirante commettendo gravi errori di programmazione", sottolinea il sindacato.
Sulla base dell'analisi, "l'abolizione del numero programmato a Medicina e Chirurgia è un provvedimento incapace di rispondere alla grave criticità attuale perché fuori tempo massimo".
Inoltre, "il problema delle carenze degli specialisti è stato già risolto con l'incremento dei contratti specialistici effettuato dal ministro Speranza".
Al momento, conclude Anaao, la misura più urgente è "rendere più attrattivo il lavoro nel settore pubblico particolarmente in alcune specialità, come Medicina di Emergenza/Urgenza".
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