(di Antonino Michienzi)
Un settore in salute, trainante per
l'economia e lo sviluppo del Paese, ma rallentato da vecchie
norme su scala nazionale e penalizzato dalle politiche Ue nel
contesto internazionale. È il ritratto dell'industria
farmaceutica italiana che emerge dall'Assemblea annuale di
Farmindustria.
Il farmaceutico nel 2023 conferma tutti i sui punti di forza.
La produzione continua a crescere raggiungendo un valore di 52
miliardi di euro, marcando un +6% rispetto al 2022. Netto anche
l'incremento dell'export, che lo scorso anno è arrivato a 49,1
miliardi di euro (+3%). Un dato che piazza l'Italia al sesto
posto nel mondo per le espportazioni nel farmaceutico con un
peso del 6% sul mercato globale.
"La nostra industria conferma di essere un settore hi-tech
strategico per la nazione, nonostante le difficoltà causate
dall'aumento dei costi del 30% rispetto al 2021", afferma il
presidente di Farmindustria Marcello Cattani.
Le 284 imprese del settore farmaceutico hanno un peso
rilevante anche nell'occupazione: sono 70 mila le persone
impiegate direttamente dal comparto, a cui si aggiungono 236mila
dai settori dell'indotto. Cospicui gli investimenti che
ammontano a 3,6 miliardi, 2 dei quali in Ricerca & Sviluppo.
Se questi sono i dati positivi, tuttavia, lo scenario non
manca di fonti di preoccupazione. In Italia, resta il nodo del
payback, il sistema che obbliga l'industria farmaceutica a
rimborsare una quota delle spesa per farmaci eccedente i tetti
fissati dalla normativa. "Questo meccanismo distorto, che
quest'anno arriva a circa 2 miliardi di euro, comincia ad avere
delle ripercussioni sulle aziende in termini di scelte difficili
sull'occupazione", dice Cattani che ne chiede l'abolizione. Non
è possibile che
questo settore, "un fiore all'occhiello" dell'Italia", gli fa
eco il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, "paghi le
scelte dei costi delle regioni".
Altro nodo cruciale è anche quello dei tempi di immissione
dei nuovi farmaci. "In Italia occorrono 14 mesi", prosegue il
presidente di Farmindustria, che confida in un impatto positivo
della nuova organizzazione dell'Agenzia del Farmaco. "Un tema di
competitività anche questo", sottolinea Orsini se, dice, la
Germania ne impiega due di mesi.
Le preoccupazioni della farmaceutica, però, sono rivolte
soprattutto al contesto internazionale. "Il futuro accelera
davanti a noi. Ci sono 23mila nuovi medicinali in sviluppo nel
mondo, sono in arrivo farmaci fino a ieri impensabili come
contro l'Alzheimer e, poi, strategie innovative che avranno un
impatto dirompente", continua Cattani.
In questo contesto alcuni Paesi come Usa, Cina, Singapore,
Emirati Arabi, Arabia Saudita stanno premendo sull'acceleratore
degli investimenti, rafforzando le politiche industriali e
adottando normative che aumentino l'attrattività. Non l'Unione
Europea, che ha fatto "scelte sbagliate" e penalizzanti, dice.
Il riferimento è soprattutto alla riforma della legislazione
farmaceutica, approvata lo scorso aprile dal Parlamento europeo,
che ha tra i suoi effetti una riduzione della protezione dei
dati sui farmaci e che l'industria del farmaco auspica sia
rivista.
"Dobbiamo cercare in qualche modo di rispondere e rendere
nuovamente attrattivo l'investimento in Europa", dice il
ministro della Salute Orazio Schillaci. "Europa sì, ma bisogna
avere delle regole che non penalizzino il nostro saper fare, il
fatto che noi siamo anche la seconda manifattura in Europa", gli
fa eco il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Intanto si lavora anche sulla capacità del Paese di attrarre
e, per il futuro, formare le professionalità richieste dalla
trasformazione tecnologica in corso. Durante l'assemblea di
Farmindustria è stato firmato un protocollo d'Intesa tra
ministero dell'Università e della Ricerca, Conferenza dei
rettori e Farmindustria. "È un accordo in cui crediamo
moltissimo", afferma il ministro dell'Università Anna Maria
Bernini. "Il risultato è veramente straordinario" e porterà a
"percorsi di formazione sempre più innovativi, sempre più adatti
a quello che adesso il mercato richiede", conclude.
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