La catena innescata dal donatore
samaritano di rene è partita dal centro trapianti rene-pancreas
dell'ospedale di Padova, dove l'organo è stato assegnato ad un
paziente in cura al centro trapianti dell'ospedale San Salvatore
dell'Aquila. Nel capoluogo abruzzese un familiare del ricevente
(incompatibile con quest'ultimo) ha donato a sua volta un rene,
assegnato a un paziente del Centro trapianti di rene dell'Ircss
Policlinico di Sant'Orsola di Bologna. Anche qui un familiare
del trapiantato ha donato un rene che è stato destinato a un
paziente iscritto nella lista d'attesa ordinaria al Centro
Trapianti di Padova, chiudendo così il cerchio tra le tre città.
Il trapianto eseguito dal Centro dell'Irccs Policlinico di
Sant'Orsola di Bologna è risultato particolarmente complesso per
le caratteristiche immunologiche del paziente e per le
condizioni dell'organo assegnato: per procedere con l'operazione
l'equipe chirurgica del professor Matteo Ravaioli ha dovuto
utilizzare alcuni vasi sanguigni provenienti dalla banca
regionale dei tessuti cardiovascolari, che ha sede all'interno
dello stesso Policlinico multispecialistico bolognese ed è
diretta da Marina Buzzi.
Il Centro, diretto dal professor Gaetano La Manna e fondato
sulla stretta collaborazione delle unità operative di
Nefrologia, dialisi e trapianto, Chirurgia addominale
nell'insufficienza d'organo terminale e nei pazienti con
trapianto d'organo e Terapia intensiva postchirurgica e dei
trapianti di organi addominali (diretta da Antonio Siniscalchi),
ha eseguito quest'anno oltre 120 trapianti di rene, 33 dei quali
da donatore vivente, impiegando farmaci e tecniche sempre più
all'avanguardia in particolare per la prevenzione del rigetto
d'organo.
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