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>ANSA-FOCUS/ Il samaritano,'Ho donato per gratitudine alla vita'

>ANSA-FOCUS/ Il samaritano,'Ho donato per gratitudine alla vita'

'Ho ricevuto tanto e mi sono chiesto 'posso io fare di più'?'

ROMA, 17 dicembre 2024, 16:54

Redazione ANSA

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"Perché ha deciso di donare? Il motivo profondo viene dalla riconoscenza e dalla gratitudine verso la vita, vita con la V maiuscola. Ho ricevuto salute, soddisfazione professionale, amore, amicizia e ringrazio la vita per questi doni. E allora mi sono chiesto: posso fare qualcosa perché questo grazie sia concreto?". L'anonimo donatore samaritano che ha donato il proprio rene da vivente, attivando così una catena che ha permesso di salvare tre pazienti, spiega così il 'perchè' del proprio gesto raggiunto telefonicamente in occasione della conferenza stampa del Centro Nazionale Trapianti all'Istituto superiore di sanità.
    "In tutta questa vicenda - racconta - alla fine siamo stati tre i donatori di organi e tre i malati che li hanno ricevuti. A me è spettato l'onore di dare il calcio di inizio alla partita, ma per questa vittoria abbiamo giocato in molti e ognuno efficacemente nel suo ruolo. E posso dire che è stata una gran bella vittoria: abbiamo vinto 3 a zero!".
    "Certo - prosegue il donatore, nel totale rispetto dell'anonimato - nella mia vita ho avuto occasioni di condividere del tempo col volontariato e altre esperienze di solidarietà, piuttosto che la donazione di sangue. Ma poi, saputo della possibilità di donare un rene, ho percepito che era possibile fare di più, come il Buon Samaritano del Vangelo. E per me, che sono un credente, è stata una gran bella opportunità".
    Racconta di aver saputo casualmente della donazione samaritana dalla familiare di un trapiantato. "Inizialmente ho cercato di avere delle informazioni contattando delle associazioni - spiega -. L'accoglienza delle mie domande però è venuta dal centro trapianti di Padova. Ho passato cinque giorni in ospedale, dove sono stato sottoposto ad un completo esame gratuito della mia salute. Alla fine l'idoneità e l'individuazione del ricevente, e gli incroci possibili con altri donatori e riceventi dei reni". Trascorrere 5 giorni in ospedale, dice, "mi ha permesso di condividere del tempo con chi è stato trapiantato e la nuova vita che per loro stava per iniziare, ma mki ha anche permesso di osservare la cura e la competenza di tutto il personale sanitario".
    Spiegando quindi il senso della sua donazione, sottolinea il profondo valore della solidarietà: "Il donatore samaritano non destina il suo rene ad un singolo soggetto al quale è legato affettivamente, ma destinataria della donazione è la comunità che attraverso criteri sanitari decide poi a chi destinare a sua volte il rene. Amo ricordare quello che diceva papa Francesco a commento della parabola del Buon Samaritano, e cioè 'è meglio non fare da soli'". Questo, conclude, "credo possa valere per tutti, e a maggior ragione quando siamo chiamati a scegliere se acconsentire alla donazione degli organi dopo la morte e non da vivente. E' una scelta di fiducia e di solidarietà che tutti possiamo compiere, e alla fine costa davvero poco".
   

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