"Perché ha deciso di donare? Il
motivo profondo viene dalla riconoscenza e dalla gratitudine
verso la vita, vita con la V maiuscola. Ho ricevuto salute,
soddisfazione professionale, amore, amicizia e ringrazio la vita
per questi doni. E allora mi sono chiesto: posso fare qualcosa
perché questo grazie sia concreto?". L'anonimo donatore
samaritano che ha donato il proprio rene da vivente, attivando
così una catena che ha permesso di salvare tre pazienti, spiega
così il 'perchè' del proprio gesto raggiunto telefonicamente in
occasione della conferenza stampa del Centro Nazionale Trapianti
all'Istituto superiore di sanità.
"In tutta questa vicenda - racconta - alla fine siamo stati
tre i donatori di organi e tre i malati che li hanno ricevuti. A
me è spettato l'onore di dare il calcio di inizio alla partita,
ma per questa vittoria abbiamo giocato in molti e ognuno
efficacemente nel suo ruolo. E posso dire che è stata una gran
bella vittoria: abbiamo vinto 3 a zero!".
"Certo - prosegue il donatore, nel totale rispetto
dell'anonimato - nella mia vita ho avuto occasioni di
condividere del tempo col volontariato e altre esperienze di
solidarietà, piuttosto che la donazione di sangue. Ma poi,
saputo della possibilità di donare un rene, ho percepito che era
possibile fare di più, come il Buon Samaritano del Vangelo. E
per me, che sono un credente, è stata una gran bella
opportunità".
Racconta di aver saputo casualmente della donazione
samaritana dalla familiare di un trapiantato. "Inizialmente ho
cercato di avere delle informazioni contattando delle
associazioni - spiega -. L'accoglienza delle mie domande però è
venuta dal centro trapianti di Padova. Ho passato cinque giorni
in ospedale, dove sono stato sottoposto ad un completo esame
gratuito della mia salute. Alla fine l'idoneità e
l'individuazione del ricevente, e gli incroci possibili con
altri donatori e riceventi dei reni". Trascorrere 5 giorni in
ospedale, dice, "mi ha permesso di condividere del tempo con chi
è stato trapiantato e la nuova vita che per loro stava per
iniziare, ma mki ha anche permesso di osservare la cura e la
competenza di tutto il personale sanitario".
Spiegando quindi il senso della sua donazione, sottolinea il
profondo valore della solidarietà: "Il donatore samaritano non
destina il suo rene ad un singolo soggetto al quale è legato
affettivamente, ma destinataria della donazione è la comunità
che attraverso criteri sanitari decide poi a chi destinare a sua
volte il rene. Amo ricordare quello che diceva papa Francesco a
commento della parabola del Buon Samaritano, e cioè 'è meglio
non fare da soli'". Questo, conclude, "credo possa valere per
tutti, e a maggior ragione quando siamo chiamati a scegliere se
acconsentire alla donazione degli organi dopo la morte e non da
vivente. E' una scelta di fiducia e di solidarietà che tutti
possiamo compiere, e alla fine costa davvero poco".
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