Continua negli Stati Uniti lo storico sciopero dei lavoratori di General Motors, Ford e Stellantis con la minaccia che la protesta si allarghi ad altri stabilimenti provocando un effetto a catena su uno dei settori strategici dell'economia americana.
Nello stesso tempo il sindacato lascia intravedere la possibilità di riprendere i negoziati con le 'Big Three' e Joe Biden invia a Detroit i suoi inviati per facilitare il raggiungimento di un accordo il prima possibile.
"L'80% delle nostre richieste non è stato soddisfatto", ha dichiarato Shawn Fain, il motore dietro ad uno degli scioperi più ambiziosi della storia sindacale Usa, leader del potente United Auto Workers. Il sindacato chiede un aumento delle paghe fino al 40% in quattro anni alla luce dei profitti record dell'industria e degli stipendi stratosferici degli amministratori delegati ma General Motors, Ford e Stellantis hanno risposto con la proposta di aumentare le paghe solo del 20%. Un'offerta che la ceo di Gm Mary Barra, che lo scorso anno ha incassato 29 milioni di dollari (+34% rispetto a quattro anni fa), ha definito "storica" e dalla quale difficilmente si scosteranno. "Siamo stati molto chiari riguardo alle nostre richieste e se le aziende non si impegnano a darci quel che ci spetta aumenteremo la pressione", ha avvertito Fain. Il prossimo passo del sindacato potrebbe essere allargare lo sciopero ad altre fabbriche oltre alle tre già in agitazione: quella della Ford a Warren, in Michigan; Stellantis a Toledo, in Ohio e General Motors a Wentzville, in Missouri. "Potrebbe avvenire tra un giorno o una settimana, dipende da come si evolve la situazione", ha detto il leader del sindacato e, considerato che la maggior pate degli impianti è chiusa il fine settimana, è probabile che le nuove proteste comincino lunedì. Intanto, le prime conseguenze sulla produzione si sono già fatte sentire. "Il nostro sistema è altamente interconnesso, il che significa che lo sciopero della UAW avrà effetti a catena anche su tutte quelle strutture nelle quali i lavoratori non hanno incrociato le braccia", ha denunciato in una nota Ford che ha chiesto a 600 operai di non presentarsi in fabbrica venerdì così come General Motors ha lasciato a casa 2.000 persone di uno stabilimento in Kansas. Nella speranza che le trattative riprendano il prima possibile il "presidente più sindacalista della storia" Joe Biden, che venerdì si è schierato dalla parte dei lavoratori ma ha anche sottolineato che lo sciopero non giova a nessuno, ha inviato a Detroit la segretaria al Lavoro Julie Su e il suo consigliere per l'economia, Gene Sperling.
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