La violenza contro le donne è quotidiana, 89 al giorno subiscono reati, il 62% sono maltrattamenti in famiglia e pure recidivi (dati Polizia di Stato), i femminicidi sono dall'inizio dell'anno 103 (in aumento rispetto al 2020) e le donne che denunciano sono di più rispetto al passato ma solo il 27% (dati Donne in rete contro la violenza) intraprende un percorso giudiziario. Il tema è complesso: c'è un problema, come sottolineano a D.i.Re nel rilevamento 2020 diffuso in questi giorni, di vittimizzazione secondaria nelle aule dei tribunali (la violenza domestica e la violenza assistita non sono abbastanza riconosciute e le relazioni d'ufficio si trasformano praticamente in sentenze che rivittimizzano le donne), c'è un problema di preparazione della magistratura, di malfunzionamento nel sistema giudiziario (come detto dalla senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio), di 'tutela' dello Stato. Che non a caso annuncia con la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese un pacchetto di nuove norme in Cdm. Mentre il piano triennale anti-violenza istituzionale è scaduto nel 2020 e non viene ancora rinnovato con i fondi ai centri ancora bloccati.
Ma non è solo questo. C'è una 'cultura' della violenza di genere persino più pericolosa, infingarda, subdola, talmente pervasiva nella società da essere data persino per scontata da molte donne e sottovalutata dagli uomini. E' l'Italia in cui è ancora forte la cultura patriarcale, con stereotipi di genere che creano i presupposti per una cultura della violenza e sopraffazione come emerge dalla ricerca La cultura della violenza, fatta da Ipsos per WeWorld in occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Meno del 40% delle donne sono consapevoli di aver subito una forma di molestia almeno una volta nella vita, tuttavia il 70% delle lavoratrici ha subito discriminazioni in ambito lavorativo più del 40% dichiara di aver subito una forma di violenza e/o molestia oppure un atto violento o una forma di controllo in una relazione sentimentale o famigliare; Tra coloro che dichiarano di non aver mai subito molestia, invece, 1 su 5 dichiara a fine indagine di aver subito almeno 3 forme di molestia all'interno di una relazione sentimentale/famigliare.
Un'indagine con l'obiettivo, da un lato, di misurare da un lato la percezione delle cause della violenza sulle donne in Italia, dall'altro di fotografare il grado di consapevolezza della violenza sulle donne tra le donne e in particolare quanto siano ancora diffuse, anche in modo inconsapevole, diverse forme di violenza e molestie, così come gli stereotipi di genere, anche sui bambini. Aspetti chiave che evidenziano come sia ancora forte appunto la cultura patriarcale.
A simili conclusioni arriva anche un altro report di Astraricerche, presentato in Senato in occasione dell'evento "Tutti i volti della violenza", promosso da Rete Antiviolenza del Comune di Milano e Gilead Sciences Italia e con la senatrice Urania Papatheu. Un italiano su quattro pensa che non si possa davvero considerare una forma di violenza "commentare un abuso fisico subito da una donna affermando che è meno grave perché gli atteggiamenti di lei, il suo abbigliamento o aspetto comunicavano che era 'disponibile' ": a pensarlo sono in maggioranza gli uomini (30%), ma anche la percentuale delle donne è significativa (20%). Circa 3 persone su dieci, emerge ancora dalla ricerca, non considerano violenza "Dare uno schiaffo alla partner se lei ha flirtato con un altro"; tra le donne, ne è convinto il 20%, mentre la percentuale sale al 40% per gli uomini. Ancora, un italiano su tre non considera violenza forzare la partner a un rapporto sessuale se lei non ne ha voglia; lo pensano circa quattro uomini e tre donne su dieci. "Numeri - commentano gli stessi estensori della ricerca - che raccontano di un'Italia patriarcale, in cui c'è ancora tanto da fare in termini di informazione e sensibilizzazione. Una questione culturale che non è appannaggio dei soli uomini, ma che riguarda anche le donne".
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