"Sono abbastanza sicuro che a un certo punto avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso: comunque a Mauro andava stretto ballare e fare i cori. Avremmo trovato altro da costruire insieme": lo dice Max Pezzali in una intervista a Vanity Fair in edicola il 31 dicembre. Con Mauro Repetto hanno creato lo storico duo 883 e c'è una causa in corso al tribunale di Milano legata all'utilizzo del marchio.
Pezzali, simbolo degli anni Novanta chiude un anno importante: la prima tournée negli stadi, la serie Sky Hanno ucciso l'uomo ragno, l'album Max Forever Vol. 1, i live (anche nella notte di San Silvestro). A Vanity Fair ha svelato momenti mai raccontati: "Sono stato uno sfigato di proporzioni abbastanza monumentali fino al 1982-1983, finché a un certo punto ho spostato la mia attenzione sulla musica, su un genere un po' ostico per sentirmi culturalmente diverso e non semplicemente escluso: l'heavy metal degli Iron Maiden e dei Saxon". Su Sanremo che partirà l'11 febbraio dice: "In quella platea non c'è nessuno che è lì per te: sono lì a vedere che cosa puoi sbagliare, non che cosa puoi fare bene. Se sei un tipo ansioso, sei finito". E su Cecchetto, con cui c'è stato uno strappo dopo tanti anni, spiega: "Quando certi ingranaggi si bloccano così è perché ci sono delle ottime ragioni. Non a tutto si può applicare l'arte giapponese del kintsugi, del rimettere insieme i pezzi. Ma è giusto: si cresce anche con gli scontri, i conflitti, le rotture".
Infine, il rapporto col figlio Hilo. "Sono uno di quei genitori che gli educatori non approvano: faccio l'amico - spiega alla rivista - Poco rigore, poca autorevolezza. Per fortuna mio figlio mi compensa: è ligio, preciso, osserva le regole. Gli ho spiegato - conclude Pezzali - che non esiste il possesso, che nessuno è di nessuno. Voglio tenerlo lontano dalle espressioni e dagli atteggiamenti assoluti".
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