(di Giorgio Gosetti) Di lui il critico di Variety, Roger Ebert, ha scritto: "è un uomo misurato, sereno, che trasmette fiducia", tutti aggettivi che definiscono bene Forest Whitaker, sbarcato a Cannes come ambasciatore umanitario dell'Unesco e celebrato stasera con la Palma d'onore che lo scorso anno aveva premiato Jodie Foster.
A Cannes c'è stato sei volte, il che lo fa sentire quasi a casa, ma ammette che l'emozione della prima volta, nel 1988 con "Bird" di Clint Eastwood, non potrà scordarla mai più.
"Ero proprio un ragazzo allora e del mondo
del cinema conoscevo ben poco nonostante avessi già lavorato con
grandi registi come Martin Scorsese e Oliver Stone. Vinsi la
Palma come miglior attore e da lì comincia la mia vera storia
d'amore con la macchina da presa".
I cinefili avrebbero voluto vederlo premiato una seconda
volta, quando tornò con "Ghost Dog" di Jim Jarmusch, ma invece
lo attendeva già la platea dell'Oscar che si alzò tutta in piedi
quando nel 2006 strinse in mano la statuetta di "zio Oscar" per
"The Last King of Scotland".
Anche davanti alla muraglia umana dei giornalisti del
festival non perde misura, compostezza, attenzione per le sue
idee. Di cinema rivela soltanto che in agosto comincerà
l'avventuroso viaggio nella "Megalopolis" di Francis Ford
Coppola, il set più misterioso di questo periodo con cui
l'autore del "Padrino" punta a ritrovare la gloria svanita.
"Francis è una grande personalità - dice senza fornire però
nessun dettaglio sulla trama e sui tempi di lavorazione - e
considero un privilegio che abbia pensato a me".
A Cannes accompagna 'For the Sake of Peace', il film di
Christophe Castagne e Thomas Sametin che ha prodotto in anni di
lavoro in quel Sudan devastato dalla guerra civile a cui dedica
molti degli sforzi della sua fondazione benefica in favore dei
bambini. "Il Sudan del sud è la nazione più giovane di tutte -
ricorda - ma vive la guerra fin dal 2011 e ormai sono più di
350.000 le vittime civili. In questi giorni altre parti del
mondo vivono un orrore simile, ma proprio per questo non
possiamo ignorare le guerre dimenticate".
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