Dare voce a chi fa fatica a farsi
sentire, mettere in dialogo le generazioni e capire il valore
della diversità. Sono alcuni degli obiettivi della prima
edizione di InVisibile Festival, promosso a Milano dalla
fondazione Bullone,fondata dall'imprenditore sociale Bill Niada
perché adolescenti e giovani adulti che vivono l'esperienza
della malattia possano andare oltre grazie a progetti come il
giornale Il Bullone.
Il festival, che proseguirà fino a domenica, ha preso il via
proprio con una riunione di redazione aperta a tutti della
testata giornalistica mensile diretta da Giancarlo Perego.
"In questi tre giorni vorremmo che piano piano le voci di
quelle persone che fanno fatica a farsi sentire si facessero
sempre più udire - ha spiegato Bill Niada -. Non tanto per dire
che noi abbiamo ragione e che si fa così ma per mettersi in
dialogo, perché le nuove e vecchie generazioni, questi mondi che
sono apparentemente lontani si ascoltino e si parlino per
cercare di capirsi. Perché insieme si faccia qualcosa". Questi
ragazzi "hanno anche qualcosa da insegnare perché quando passi
un periodo lungo dentro la malattia, quando tutto ti si disgrega
intorno e non c'è una certezza del futuro, gli amici magari
scompaiono si acquisisce una forma non dico di saggezza ma un
altro punto di vista - ha proseguito -. Un altro modo di vedere
la vita che si può trasformare in cose preziose. Noi vorremmo
che la gente capisse che la diversità può avere un valore". Un
messaggio trasmesso anche dalla mostra Cicatrici che si può
visitare all'Ibm Studios di piazza Gae Aulenti, dove si tiene il
festival, dove qualcosa di apparentemente brutto che non si
vuole mostrare diventa qualcosa di bello e inaspettato.
Marwan Chaibi è un giovane collaboratore de Il Bullone da
circa quattro anni. "Questa esperienza mi ha insegnato l'umiltà
che non è una cosa facile, ho capito quanto è importante essere
umili e quanto siamo fortunati tutti a conoscere situazioni
belle e purtroppo anche brutte che non sono dall'altra parte del
mondo ma vicino a noi - ha spiegato -. Ho capito anche
l'importanza del fare squadra perché si va molto più lontano e
si riescono anche a portare grandi pesi se si divide quel masso
in tanti piccoli pezzi".
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