I risultati di uno studio su 79 pazienti hanno dimostrato che la infezione da Covid-Sars 2019 non rappresenta un fattore di rischio per l'esecuzione dell'intervento di dilatazione endoscopica nei malati con insufficienza respirazione dovuta a stenosi tracheale ed i risultati funzionali sono simili tra i pazienti Covid e quelli non Covid.
E' quanto emerge da una ricerca, in corso di pubblicazione sulla rivista internazionale The Thoracic and Cardiovascular Surgeon, sul trattamento endoscopico delle stenosi tracheali nei malati affetti da Covid.
L'Unità operativa
complessa di Chirurgia Toracica del Policlinico universitario
Vanvitelli, diretta dal professor Alfonso Fiorelli, ha
coordinato il primo studio al mondo sul trattamento endoscopico
delle stenosi tracheali nei pazienti Covid-sars 2019. Allo
studio hanno partecipato centri di riferimento regionali ed
extraregionali quali la Uoc di Endoscopia Toracica dell'ospedale
Cardarelli di Napoli, l'Unità di riabilitazione respiratoria del
Clinic Center di Napoli e la Chirurgia Toracica dell'Ospedale
Sant'Andrea e del Policlinico di Roma della Università La
Sapienza.
Lo studio è durato tre anni ed ha arruolato un totale di 79
pazienti, di cui 56 (71%) con infezione acuta o pregressa da
Covid-Sars 2019. "Tutti i pazienti - spiega Fiorelli -
presentavano una stenosi tracheali post-intubazione o
post-tracheostomia, trattata mediante dilatazione con
broncoscopio rigido. I risultati dello studio hanno dimostrato
che la infezione da Covid-Sars 2019 non rappresenta un fattore
di rischio per l'esecuzione dell'intervento di dilatazione
endoscopica ed i risultati funzionali sono simili tra i pazienti
Covid e quelli non Covid.
Dopo aver sottolineato che "la Chirurgia Toracica del
Policlinico Universitario Vanvitelli si conferma un polo di
eccellenza nel campo del trattamento e della ricerca delle
patologie toraciche grazie al supporto del direttore generale
Ferdinando Russo e del rettore Gianfranco Nicoletti", il
professor Fiorelli spiega che "la prolungata intubazione
orotracheale, la presenza di cannula tracheostomica e la
maggiore sensibilità della mucosa tracheale dovuta all'infezione
sono fattori di rischio che possono causare la formazione di una
cicatrice a livello della trachea con riduzione del lume della
via aerea". Tale condizione clinica, definita con il termine di
"stenosi tracheale", riduce la quantità di aria inspirata con
insufficienza respiratoria che può portare a morte per asfissia
nei casi di stenosi critica quando il lume della via aerea è
inferiore a 5 millimetri. Il trattamento con finalità curative
della stenosi tracheale è quello chirurgico "e consiste
nell'asportazione della parte di trachea stenotica e successiva
ricostruzione della via aerea. Tale intervento è complesso e non
è indicato nei pazienti debilitati, condizione frequente nei
pazienti affetti da Covid-sars 2019". Un'alternativa
all'intervento chirurgico è il trattamento mini-invasivo che
consiste nella dilatazione endoscopica della stenosi tracheale.
"Mediante l'utilizzo del broncoscopio rigido è possibile
dilatare il lume della via aerea e ripristinarne il normale
calibro". Finora tale procedura era routinariamente eseguita nei
pazienti non Covid, non si conoscevano i suoi risultati nei
pazienti Covid. "Lo studio - conclude il professor Fiorelli - ha
fatto luce in questo campo".
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