Giuseppe Miale di Mauro dirige Giovanni Ludeno in 'Migliore', tragicomico testo teatrale del 2005 scritto da Mattia Torre, che sarà in scena da sabato 15 marzo alle 19.30 (in replica domenica 16) nel Teatro Nuovo, presentato da Casa del Contemporaneo in collaborazione con NEST Napoli Est Teatro.
"Conferma la sua attualità il testo teatrale
di Mattia Torre, lo sceneggiatore, commediografo e regista
italiano scomparso prematuramente nel 2019, autore di alcuni dei
progetti più interessanti del cinema e della televisione degli
anni 2000, tra cui la serie cult Boris" mette in evidenza una
nota.
'Migliore' è la storia di Alfredo Beaumont, un uomo normale,
una brava persona, che fa un lavoro qualunque, che reagisce con
gentilezza e rassegnazione alle piccole prevaricazioni del
quotidiano.
Un giorno però, Alfredo, si trova coinvolto suo
malgrado in un incidente nel quale una donna perde la vita.
Completamente assolto dalla giustizia, entra in una crisi
profonda e cambia il suo modo di porsi nei confronti delle
persone. Diventa cattivo e il mondo che lo circonda anziché
rifiutarlo gli spalanca le braccia: cresce professionalmente,
cresce socialmente, la donna da sempre amata nell'ombra comincia
a desiderarlo, guarisce dai suoi mali e dalle sue paure e nella
scala dei valori sociali raggiunge vertici sempre più alti.
"Mattia Torre - spiega il regista Giuseppe Miale di Mauro -
con la sua scrittura pungente ci spiattella davanti agli occhi
la confusione sociale in cui viviamo, con ironia e sagacia.
Abbiamo utilizzato quest'atto comico come pretesto per
raccontare la confusione sociale in cui viviamo. Una città, una
nazione, un mondo intero che spalanca le porte a chi costruisce
il proprio successo sulla spregiudicatezza, il cinismo e lo
spregio verso il prossimo". Si tratta di un atto comico - nelle
intenzioni dell'autore - ma che della comicità trattiene
unicamente il cinismo spinto e una lucida rappresentazione del
degrado che segna la maggior parte dei rapporti sociali e
lavorativi.
Ludeno da' vita a un monologo incalzante mettendo in scena la
parabola di un servo che diventa padrone. Un viaggio recitato,
ma anche sonoro e scenografico, tra le diverse personalità del
protagonista che rispecchiano le sfaccettature del mondo del
lavoro precario segnato da una competizione sfrenata e
deregolamentata. Ne esce il ritratto di una società malsana,
dove per centrare gli obiettivi bisogna essere smaliziati,
cinici, violenti e disposti anche a uccidere.
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