Vedere e raccontare Scampia con
occhi diversi e lontano dai soliti stereotipi. È questo
l'obiettivo del workshop lanciato dall'associazione "Chi rom
e... chi no" a cura di Mario Spada, fotografo che non racconta
solo ciò che vede ma ne dà una lettura mai scontata. Lo
strumento che Spada ha scelto per scattare è una "scatola
magica": la luce entra in un foro della scatola nera di cartone
e imprime sulla pellicola la sua visione. È questa la fotografia
stenopeica, il mezzo con cui Spada ha deciso di raccontare
Scampia e investigare sui complessi cambiamenti che sta
affrontando a partire dall'abitare, dal vivere. E così da ieri e
fino al 15 gennaio al centro Chikù sarà possibile visitare
gratuitamente la mostra degli scatti realizzati durante il
workshop dal titolo "La scatola magica". Un'indagine sociale che
inizia in un momento in cui il crollo del ballatoio della Vela
Celeste e le notizie di altri crolli periodici nelle altre Vele
ancora abitate o parzialmente abitate, balzavano continuamente
alle cronache, fino ad arrivare allo sgombero totale. E Spada,
insieme alle ragazze e i ragazzi, sono stati gli ultimi ad
entrare nella Vela Gialla e a cristallizzare su pellicola quegli
ultimi momenti di vita dei pochi abitanti rimasti e che dopo
poche ore sarebbero stati sgomberati, le loro case murate per
sempre.
Il workshop con i giovani che crescono a Napoli prende il via
dalla mostra fotografica dal titolo "Spina Tremula" di Mario
Spada e Gaetano Ippolito, promossa e finanziata dal Comune di
Napoli nell'ambito della programmazione di "Arte Contemporanea
2024", visitabile gratuitamente negli spazi di Chikù, in viale
della Resistenza (aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 15,
gli altri giorni su prenotazione ai numeri 0810145681 e
3931559433). Il maestro e l'allievo espongono insieme i loro
lavori, le loro visioni della città di Napoli attraversando
trenta anni di storie, strade, persone, piccole fatiche
quotidiane, grandi eventi. Il visitatore non sa chi ha scattato
le foto, se Spada o Ippolito: gli sguardi sulla città si
intrecciano tra loro come metafora di un dialogo
intergenerazionale, raccontando momenti di una città esposta e
anche nascosta, cercando di decostruire gli stereotipi,
raccontando persone, presenze, che sembrano come scomparire dal
contesto in cui sono cristallizzati nelle foto. I volti
protagonisti delle foto di Spada e Ippolito sono presenze che ci
sono e contemporaneamente scompaiono e così nelle foto scattate
durante il workshop gli abitanti delle Vele e non solo,
diventano dei fantasmi. Esistono ma sono evanescenti, che
rischiano di essere dimenticate. Un dramma umano che riguarda
tante persone e che Spada ha deciso di documentare insieme a un
gruppo eterogeneo di persone che ha risposto alla call di "Chi
rom e... chi no". Dal 23 novembre al 14 dicembre il fotografo
ogni sabato mattina è andato a fare foto con una ventina di
persone: studenti universitari, docenti e ricercatrici, giovani
del quartiere, educatori o persone curiose. Qualcuno vive a
Scampia, qualcun altro non ci era mai stato. Insieme hanno
camminato nel quartiere, si sono persi nei dettagli, negli
sguardi e nelle inquadrature per raccontare un territorio che
sta attraversando uno dei suoi epocali cambiamenti. "Ci vuole
tempo - spiega Mario Spada - bisogna aspettare i secondi
necessari per l'esposizione alla luce prima di chiudere il foro
della scatola. Ci vuole tempo per vedere e osservare cosa ci
circonda e capire cosa vogliamo raccontare e come. Ci vuole
tempo anche per sviluppare la foto. Ed è un tempo prezioso per
riflettere e riportare un racconto diverso della realtà. È il
tempo che fa la differenza". Al termine del workshop, i
partecipanti si sono riuniti per riflettere e commentare insieme
gli scatti fatti.
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