(di Filippo Notari) La retrocessione in serie B della Salernitana, sancita dalla sconfitta di questa sera per 3-0 a Frosinone, era sembrata, da tempo, un film dal finale già scritto.
Ma ora che anche la matematica ha spazzato via le ultime speranze, l'amarezza e lo sconforto hanno preso il sopravvento perfino sulla rassegnazione.
Dopo tre stagioni
consecutive, Salerno saluta l'olimpo del calcio e si prepara a
ripartire dalla cadetteria.
Un epilogo che è diretta conseguenza di un'annata in cui nulla
ha funzionato, e nella quale non è servito nemmeno cambiare
quattro allenatori e due direttori sportivi per ritrovare la
retta via. In difficoltà praticamente dall'inizio, la
Salernitana ha probabilmente pagato (anche) il clima di grande
confusione che si è creato sin dagli albori di una stagione
sportivamente maledetta. A giugno i contatti tra Paulo Sousa e
il Napoli avevano acceso un primo focolaio, disinnescato a
fatica e i cui strascichi si sono protratti nel tempo tra
frecciate e veleni per un mercato che non è mai realmente
decollato; a fine agosto, poi, i mal di pancia di Dia per la
mancata cessione hanno lasciato intendere che qualcosa si stava
per rompere. Il presidente Danilo Iervolino ha provato a
rimescolare continuamente le carte ma senza riuscire a cambiare
l'esito della partita. Gli avvicendamenti in panchina tra Paulo
Sousa, Filippo Inzaghi, Fabio Liverani e Stefano Colantuono e il
passaggio di consegue tra Morgan De Sanctis e Walter Sabatini
non sono bastati per evitare la retrocessione.
A pesare è stato sopratutto il rendimento disastroso avuto nel
2024. Al giro di boa, infatti, i campani erano a soli due punti
dalla zona salvezza. Ma la rivoluzione di mercato targata
Sabatini (11 acquisti, tra cui gli esperti Boateng e Manolas)
stavolta non è servita ad evitare il tracollo. Anzi. Nel nuovo
anno la Salernitana non è mai riuscita a conquistare i tre
punti, sprofondando all'ultimo posto e perdendo sempre più
contatto dalla zona salvezza. Fino ad arrivare all'epilogo di
oggi allo 'Stirpe': Salerno torna in serie B. Alla proprietà,
adesso, spetterà il compito di provare a rimettere insieme i
cocci d'un vaso che è andato in frantumi, distruggendo un
progetto sportivo che, soprattutto dopo lo scorso campionato
(salvezza centrata con tre turni d'anticipo), sembrava destinato
ad avere ben altre prospettive. Serviranno, adesso, nuova linfa
e nuove idee, anche per onorare la passione di una piazza che è
stata tra le poche note liete di questa annata fallimentare.
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