''Noi adulti abbiamo la responsabilità di non aver educato i ragazzi alla libertà''.
Lo ha detto il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, al termine di un corteo anticamorra organizzato dai ragazzi del liceo 'De Liguori', in occasione dell'anniversario della nascita del movimento studentesco che 40 anni fa sfociò in una marcia per le strade di Ottaviano, roccaforte dell'allora boss della Nco, Raffaele Cutolo.
Alla manifestazione hanno preso parte oltre un migliaio di
persone, tra studenti, politici ed esponenti delle istituzioni.
Secondo il dirigente scolastico del liceo, Giovanni La
Montagna, il grido di aiuto degli studenti di oggi ''è lanciato
anche per evitare la fuga di cervelli. Questi ragazzi - ha
spiegato - vogliono restare qui, dove stanno imparando, liberi
da condizionamenti criminali''.
Gli studenti hanno consegnato al vescovo Di Donna un appello
rivolto a tutte le istituzioni ''a promuovere azioni concrete di
tutela della legalità, tutelando i cittadini, ed in particolar
modo i giovani che possono cambiare la storia di questo
territorio, ricordando che l'indifferenza ferisce la nostra
società al pari della criminalità stessa''. Il vescovo ha
accolto l'appello e ha incitato i ragazzi a non fermarsi: ''Non
è una singola manifestazione a cambiare le cose - ha detto - ma
la perserveranza. Noi adulti abbiamo una responsabilità verso
questi ragazzi, la colpa è di noi adulti se sono spesso
disinteressati: vi chiediamo perdono perchè non vi abbiamo
educato alla libertà''. Il vescovo ha anche consegnato ai
ragazzi alcune raccomandazioni: ''Non vendete mai la vostra
libertà - ha affermato - anche a costo di pagare un prezzo, ed
educatevi alla legalità ed al rispetto delle leggi. Oggi la
camorra non usa più solo le armi, ma indossa i colletti bianchi,
ed è per questo che dovete studiare il fenomeno e le sue
trasformazioni''.
''Sono fiero di voi - ha detto invece il sindaco Tito
D'Errico - e posso assicurarvi che come Comune faremo tutto
quanto in nostro potere per accompagnarvi nel vostro percorso. I
nostri giovani hanno il diritto di studiare in libertà e di
restare nelle proprie terre''.
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