Slitta al prossimo 6 aprile la sentenza del processo Eternit bis di Napoli che vede come unico imputato Stephan Ernest Schmidheiny, imprenditore ed ex proprietario della Eternit.
In udienza questa mattina, presso la Corte di Assise del tribunale di Napoli, hanno discusso gli avvocati della difesa accusato dell'omicidio volontario (in questo troncone del processo Eternit bis), di 6 operai dello stabilimento di Bagnoli dell'azienda che prende il nome dal cemento - amianto e di due loro familiari.
L'avvocato Guido Carlo Alleva, in particolare, ha sottolineato
in primo luogo come non ci sarebbe stata alcuna volontà da parte
dell'imprenditore di accettare la morte dei propri dipendenti in
nome del profitto. Ha sottolineato che le conoscenze dell'epoca
non erano quelle di oggi e, in merito, ha citato la sentenza
ThyssenKrupp sulla distinzione tra dolo eventuale e colpa
cosciente.
I 6 operai deceduti e i 2 loro familiari hanno respirato per
anni le fibre e le polveri dell'asbesto utilizzato nell'azienda
di Bagnoli. Il sito industriale aprì negli anni '40, chiuse
durante la guerra, per poi ripartire e restare attivo fino al
1985. Produceva lastre, canaloni, tubi e pezzi speciali per
l'edilizia. Nel 1979 vi erano impiegati 534 operai.
L'Osservatorio Nazionale Amianto, da anni al fianco delle
vittime e delle famiglie, attraverso il suo Presidente,
l'avvocato Ezio Bonanni, affiancato dalla collega Flora Rosa
Abate, si è costituito parte civile. Il 2 marzo scorso, i
pubblici ministeri Anna Frasca e Giuliana Giuliano, hanno
chiesto per Schmidheiny 23 anni e 11 mesi di reclusione.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA