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Studio, pesticidi vietati in Europa ancora presenti in Tunisia

Fondazione Heinrich-Böll-Stiftung, rischi per salute e ambiente

TUNISI, 28 agosto 2024, 15:39

Redazione ANSA

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TUNISI - Diversi pesticidi pericolosi vietati in Europa sono ancora presenti sul mercato tunisino e continuano a essere utilizzati dagli agricoltori locali. E' quanto afferma la fondazione tedesca Heinrich-Böll-Stiftung, nel suo "Atlante dei pesticidi 2023", pubblicato di recente e disponibile on line gratuitamente.

Sebbene non produca pesticidi, la Tunisia dipende totalmente dalla loro importazione, sottolinea la fondazione tedesca, aggiungendo tuttavia che il paese nordafricano ha importato 4.161,2 tonnellate di pesticidi nel 2022, registrando un calo del 33% rispetto all'anno precedente. Questa diminuzione però è strettamente legata alla riduzione delle superfici seminate a seguito della siccità e della carenza idrica piuttosto che a una consapevolezza generale della gravità della situazione e della pericolosità dei pesticidi, fa notare lo studio.

Sulla base dei risultati di un rapporto nazionale commissionato dal centro "Innovation for Agriculture and Agri-Food" condotto nel 2018, Heinrich-Böll Stiftung segnala che sono registrati e spediti in Tunisia 44 principi attivi estremamente pericolosi, come il clorpirifos. Residui di questo pesticida sono stati trovati nei pomodori a livelli elevati pari all'80% e al 312% della dose acuta di riferimento (ARfD), nonché rispettivamente negli adulti e nei bambini, secondo uno studio condotto nel governatorato di Sousse nel 2018. L'ARfD definisce la quantità massima di sostanza che può essere ingerita da un consumatore per un breve periodo di tempo, senza il rischio di effetti pericolosi sulla sua salute. Sebbene la Tunisia applichi normative che rispettano ampiamente gli standard internazionali, è comunque un po' in ritardo nelle disposizioni relative alla protezione dei gruppi vulnerabili di persone, alla limitazione della disponibilità di pesticidi pericolosi o alle condizioni di utilizzo dei pesticidi, sottolinea la fondazione tedesca. "Resta ancora molta strada da fare per adeguare le normative nazionali agli standard internazionali in continua evoluzione", indica il rapporto.

Secondo la stessa fonte, non esiste una politica per la raccolta sistematica di informazioni e l'aggiornamento delle statistiche sul consumo di pesticidi tramite speculazione, sui loro effetti nocivi sulla salute umana o sulla contaminazione ambientale. La fondazione deplora inoltre l'assenza di una politica volta a sensibilizzare gli utilizzatori sull'importanza e sui mezzi per proteggere la salute e l'ambiente o a condurre programmi di monitoraggio sanitario per le persone esposte professionalmente ai pesticidi. Inoltre, la legislazione tunisina non prevede disposizioni che proibiscano l'uso di pesticidi da parte di bambini e donne incinte o che allattano.

La fondazione richiede ai datori di lavoro di adottare le misure necessarie per impedire l'uso di pesticidi da parte di questo gruppo vulnerabile. Facendo riferimento ai pesticidi altamente pericolosi (Hhp), che designano sostanze riconosciute come presentanti livelli particolarmente elevati di rischi acuti o cronici per la salute o l'ambiente, la fondazione stima che la percentuale di Hhp approvati e utilizzati sul territorio tunisino rimanga significativa. Prendendo come esempio la produzione di pomodori, la Tunisia ha la più alta produzione di concentrato di pomodoro al mondo. Secondo la fondazione, i pomodori potrebbero ricevere 29 tipi di sostanze attive classificate come HhP, aggiungendo che lo stesso vale per gli Hhp autorizzati per il trattamento delle patate, che rimangono molto elevati.

La popolazione tunisina, considerata uno dei maggiori consumatori di pomodori e patate, affronta dunque un rischio elevato. Ciò è dovuto da un lato alla potenziale assunzione giornaliera di residui di pesticidi, dall'altro al loro bioaccumulo nell'organismo, per non parlare dell'effetto di possibili interazioni tra le diverse sostanze che possono dare origine a nuove molecole ancora più pericolose, spiega la stessa fonte. In conclusione, la fondazione suggerisce altre alternative ai pesticidi come l'agroecologia e la permacultura offrendo una prospettiva olistica per una trasformazione sostenibile del settore agricolo tunisino. Queste buone pratiche agricole, sottolinea, consentono anche di mitigare le conseguenze sul cambiamento climatico, accelerare la rigenerazione del suolo a condizione che le normative e il controllo dei prodotti fitosanitari vengano modificati e proteggere la salute dei consumatori.

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