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ANSAcom - In collaborazione con Fondazione Mesit
“La sanità digitale è uno strumento per migliorare l’efficienza e l’efficacia del servizio sanitario nazionale e incidere su un tema fondamentale per i cittadini: l’accessibilità. Tuttavia, se vediamo come si sta processando questa opportunità all’interno del sistema, sembra più un qualcosa da contenere che un’opportunità”. È quanto ha detto il presidente di Salutequità Tonino Aceti, intervenendo all’evento “Talking Health. La Sanità del futuro tra comunicazione digitale, AI e innovazione tecnologica”, organizzato da Fondazione Mesit con il contributo non condizionante di Sanofi. Si guardi alla telemedicina, ha detto Aceti. “Da una parte c’è un finanziamento di 1 miliardo nel Pnrr, dall’altro un target di poco conto di 200-300 mila persone da raggiungere”, ha commentato. “Inoltre, i criteri di eleggibilità impongono che si tenga conto dell’alfabetizzazione del paziente, cioè della sua capacità di usare gli strumenti digitali. Si tratta di una contraddizione perché nei fatti esclude le persone più fragili che sono quelle che più hanno bisogno di questi strumenti. Nella stessa direzione - ha proseguito - va l’indicazione secondo cui si deve tenere conto della strumentazione tecnologica a disposizione”. In sostanza, ha concluso Aceti, si tratta di interventi “schizofrenici in cui da una parte si considera la telemedicina un’opportunità per migliorare il servizio sanitario; dall’altra i criteri di eleggibilità vanno a distruggere le potenzialità di questi strumenti. Bisogna intervenire - ha concluso - se no è un’opportunità solo a parole”.
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