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Crisi auto da crescita prezzi, fiscalità aziendale, poche Ev

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Crisi auto da crescita prezzi, fiscalità aziendale, poche Ev

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In collaborazione con Unrae

Cardinali 'assurde multe a costruttori per basse vendite green'

ROMA, 17 dicembre 2024, 19:57

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Crisi auto da crescita prezzi, fiscalità aziendale, poche Ev - RIPRODUZIONE RISERVATA

Crisi auto da crescita prezzi, fiscalità aziendale, poche Ev - RIPRODUZIONE RISERVATA
Crisi auto da crescita prezzi, fiscalità aziendale, poche Ev - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSAcom - In collaborazione con Unrae

La crisi del mercato auto in Italia, una evidenza sottolineate a tutti i livelli, viene abitualmente imputata al forte aumento dei prezzi, che sono aumentati del 58% dal 2011 a 2023. Questo dato va però valutato - ha detto nel corso della conferenza che si è svolta a Roma Andrea Cardinali, direttore generale dell'Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri - rispetto al fatto che in questi anni è "molto cambiato il mix dei segmenti, con uno shift verso l'alto che è dovuto al mutamento nei gusti della clientela".
    A questo si aggiunge che "i contenuti tecnologici dei prodotti sono sempre più avanzati, per esempio in termini di sicurezza e di infotainment, fattori che hanno aumentato il valore delle auto al punto da renderle prodotti neanche lontanamente paragonabili a distanza di 10 anni". I "Inoltre, il costo industriale - prosegue Cardinali - è aumentato drammaticamente per l'impennata di tutti i costi di produzione: energia, materie prime (quelle tradizionali e soprattutto quelle critiche), logistica internazionale".
    L'aumento dei prezzi delle vetture si scontra con l'erosione del potere di acquisto degli italiani, diminuito di 3 punti in termini reali nello stesso periodo.
    "Le famiglie, - ha ribadito Cardinali - dovendo dare priorità a beni e servizi primari, rincarati anch'essi molto più dell'inflazione, come il sottoindice ISTAT 'abitazioni e utenze' salito del 63%, hanno dovuto rinviare acquisti come l'automobile, ulteriormente ostacolati dall'aumento dei tassi di interesse".
    "Siamo penalizzati da evidenti anomalie strutturali - ha spiegato il direttore generale dell'Unrae - La prima, cronica, è il sottosviluppo delle auto aziendali, quelle con la velocità di rotazione più elevata, la maggior propensione all'adozione delle nuove tecnologie e la garanzia di compliance fiscale".
    "A causa di un trattamento fiscale penalizzante, queste hanno la penetrazione più bassa fra i 5 maggiori mercati europei, il 42% contro il 67% della Germania".
    Per Unrae la seconda, più recente e in parte collegata alla prima, riguarda appunto le nuove tecnologie. "Il mercato delle auto elettriche in Italia - spiega Cardinali - evidenzia un divario preoccupante rispetto al contesto europeo. E questo denuncia una profonda disconnessione dalla transizione energetica in corso".
    Secondo i dati dell'Unrae l'Italia ha una quota di auto elettriche pure del 4%, che è in decimo di quella dei Paesi del Nord Europa (saliti al 42,5%) e appena sopra ad un quarto della media Eu+Efta+Uk (14,8%). Siamo addirittura inferiore a Paesi con un Pil pro capite più basso, come Portogallo (18,8%), Ungheria (7,2%), Spagna (5,2%) e persino Grecia (5,5%).
    "Questo dimostra che i fattori limitanti l'adozione dei veicoli elettrici vanno oltre le sole capacità reddituali". Il clamoroso ritardo italiano si spiega, secondo l'Unrae, con il costo delle ricariche, molto più elevato che in altri Paesi come la Francia o la Spagna. Ma anche per la carenza delle infrastrutture.
    L'Italia, nonostante i progressi compiuti (+38% i punti di ricarica in un anno) deve fare molta strada in termini di capillarità: i suoi 11,0 punti ogni 100 km di rete viaria sono inferiori ai 16,4 della media europea e lontani anni luce dai 125,2 dell'Olanda, col risultato di aver perso una posizione dal 15mo al 16mo posto in classifica.
    "È fondamentale - ha detto Cardinali - che in Europa, come sottolineato dal Rapporto Draghi, ma in Italia ancor di più si continui ad investire in una rete di infrastrutture capillare, omogenea sul territorio, accessibile e di potenza adeguata" "Il raggiungimento del nuovo e più stringente target del 2025-2029 è seriamente a rischio - avverte Cardinali -visto che fra il 2021 e il 2023 il calo medio delle emissioni in Europa è stato di appena 3,5 g/km, mentre per centrare gli obiettivi 2025 sarebbe necessario un ulteriore decremento di 13 g/km".
    E' un'impresa ardua, che espone le Case auto al rischio di sanzioni - avverte l'Unrae - che Acea ha stimato in 15 miliardi di euro. "Le multe del 2025 vanno assolutamente cancellate - ha concluso Cardinali - per evitare di affossare definitivamente gli investimenti nella transizione. È concettualmente perverso sanzionare il venditore perché l'acquirente non compra ciò che ha prodotto".
   

ANSAcom - In collaborazione con Unrae

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