Un microscopio ottico di ultima
generazione, in grado di acquisire immagini ad alta risoluzione,
per osservare la struttura dei tartufi d'Abruzzo. La tutela
dell'identità del pregiato fungo ipogeo passa anche dal
contributo scientifico che Arta Abruzzo ha inteso fornire
durante la seconda edizione della Fiera internazionale del
tartufo d'Abruzzo svoltasi a L'Aquila. L'Agenzia regionale per
la tutela dell'ambiente è stata presente con uno stand
espositivo all'interno del quale erano a disposizione dei
visitatori le più moderne strumentazioni scientifiche per
cogliere le più impercettibili sfumature nelle strutture delle
nove varietà abruzzesi di tartufo. "La fiera è nata per far
conoscere un prodotto di cui è ricca la nostra terra, di cui
dobbiamo essere orgogliosi - dichiara il vicepresidente della
Regione Abruzzo con delega all'Agricoltura e all'Ambiente,
Emanuele Imprudente - Da questo privilegio deriva il dovere di
tutelare la ricchezza rappresentata dalle formazioni
vegetazionali della regione e le tante aree soggette a
frammentazione e consumo del suolo, attraverso il miglioramento
delle tartufaie esistenti e l'incentivazione della
forestazione".
Mediante un sofisticato microscopio ottico di ultima
generazione predisposto all'interno dello stand dell'Agenzia e
grazie alla collaborazione di un team di esperti micologi, in
servizio presso il Centro di riferimento regionale per la
micologia del distretto Arta di l'Aquila, i partecipanti alla
fiera hanno potuto osservare le caratteristiche delle spore
presenti in tutte le varietà di tartufo.
"Esiste un filo conduttore che lega Arta Abruzzo - dichiara
il direttore generale dell'Agenzia, Maurizio Dionisio - con la
tutela del prelibato fungo ipogeo: il continuo monitoraggio dei
principali fattori ambientali ben si coniuga con la purezza di
un prodotto che trova il suo habitat naturale all'interno di un
ecosistema protetto nella sua globalità". La relazione esistente
tra le caratteristiche peculiari del territorio abruzzese e la
produzione di varietà di pregio di tartufo è strettamente legata
agli ecosistemi presenti. Ad esempio, nelle zone ricche di
faggeti e pioppeti, spesso ubicate nelle vaste e umide foreste
della provincia di Chieti, si creano le condizioni ottimali per
la crescita del Tuber Magnatum Pico, il rinomato tartufo bianco
abruzzese, apprezzato per le sue qualità inconfondibili. Allo
stesso tempo, il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum
Vitt.) prospera ad alta quota, a partire dai 1000 metri, nelle
tantissime zone collinari e pedemontane dell'Aquilano. Il
tartufo nero uncinato o scorzone invernale (Tuber uncinatum
Chatin) si sviluppa, invece, preferibilmente in boschi di alberi
a foglia larga e su terreni prevalentemente argillosi, mentre il
bianchetto (Tuber borchii Vitt.) cresce addirittura lungo la
costa, in prossimità di pinete e terreni sabbiosi.
Questa variegata distribuzione del tartufo in base alle
caratteristiche ambientali ed ecosistemiche specifiche conferma
l'interconnessione tra la geografia del territorio abruzzese e
la diversificata produzione di pregiatissime varietà di tartufo.
"Promuovere la tutela delle tartufaie, difendere gli ecosistemi,
prevenire la frammentazione del territorio e incoraggiare la
forestazione - continua Imprudente - sono obiettivi centrali
nell'azione amministrativa dell'Assessorato all'Agricoltura che
stiamo perseguendo tramite i bandi previsti dal Complemento di
Programmazione per lo Sviluppo Rurale (Csr) e tutto il resto
della programmazione dei fondi comunitari attuata sino ad oggi.
Questi sforzi - conclude il vice presidente - mirano non solo a
salvaguardare le risorse naturali attuali, come le tartufaie, ma
anche a creare un ambiente sano e sostenibile per le generazioni
future".
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