"2666"
A sei anni dalla morte Roberto Bolano diventa scrittore di culto
di Paolo Petroni
Piangi, piangi pure, per il sollievo di essere e perché sei ancora vivo: a questo allude il titolo dell'ultimo romanzo di Lidia Ravera, che proprio del sentirsi vivi fa il suo tema, legandolo ai problemi, ai sentimenti, alle necessità, alle illusioni e ai rimpianti, alla voglia di arrendersi o non arrendersi di chi è ormai anziano. Iris De Santis ha 79 anni e l'altro protagonista, Carlo Lamberti, lo psicanalista che ha lo studio al piano terra del suo palazzo, tre di meno, ma scopriremo che è più malconcio e già segnato da una malattia inesorabile.
Carlo ha una moglie, Annalisa, più giovane e sin troppo accondiscendente, tanto che accetterà la storia ''di cuore'' che nasce con Iris, mentre lui vivrà un po' di sano egoismo ''che altri spalmano per tutta la vita e io in questo ultimi giorni'', con la coscienza a posto nel lasciarla benestante e, a 45 anni, con una vita ancora davanti.
Iris ha una figlia, Alice, sessantenne in crisi religiosa che troverà un po' di pace dedicandosi ai bambini di una casa-famiglia, e una nipote, Melina, che vorrebbe una vita facile e salta da un uomo all'altro. La figlia si è venduta la libreria a Stromboli che le aveva lasciato Iris, mentre lei si è venduta la nuda proprietà (e 'Nuda proprietà' è il titolo del lavoro teatrale con Lella Costa e Paolo Calabresi ora in tournee) dell'attico ai Parioli in cui vive, comprato a suo tempo con i soldi del successo scandaloso del suo unico romanzo, 'Storia di una amore'. L'amore, di quelle pagine sostanzialmente autobiografiche, era l'amore passione durato sette mesi per Michele, per il quale abbandonò marito (Antonio, funzionario del Pci rigido, vecchio stampo) e figlia, ma dai quali fu riaccolta, quando decise di tornare a casa, abbandonata e disperata sino a pensare al suicidio e per niente convinta di far la cosa giusta.
Iris vive sola e va a prendere un caffè e, a sera, un Pernod nel bar sotto casa ove, ormai per tacito appuntamento, incontra Carlo, cui confida i propri problemi, depressioni, rovelli, tanto che questo le consiglia di scrivere un diario, di confessarsi sulla pagina come a uno specchio. E 'Piangi pure' è appunto questo diario, diviso in tre parti: la conoscenza e il crescere del loro rapporto; il loro incontro 'di cuore'; la gita in auto con Carlo ormai molto malato al suo paese natale. Un racconto per certi versi impietoso, che non si tira indietro davanti a nulla, compreso il degrado fisico, ma salvato e protetto dalla tenerezza, dalla forza dei sentimenti veri, limpidi o contorti che siano, dalla delicatezza del narrare (e del narrarsi della protagonista – ''se te ne freghi della scrittura, scrivere diventa un esercizio davvero noioso''), dalla riscoperta della gioia del poter essere, pur nella nostalgia di ciò che è stato. Ecco così la difficoltà di accettare quel che uno sente nascere in sé quando crede non sia più il caso, la vitalità che questo comporta, quasi a ridare un senso minimo di futuro, mentre si pensa di non averne praticamente più e ci si lascia invecchiare persino anzitempo.
Anche perché, a contrasto, c'è la vita dissipata dei giovani, di Melina, che lascia un vecchio protettore per il figlio, e di Debbie e Guido, i due acquirenti della nuda proprietà, impietosi e crudi nel loro parlare degli anziani. Come un po' in tutta la narrativa di Lidia Ravera, il tema vero è quello del tempo, del suo passare, inesorabile, del fare i conti con le varie età della vita, scrivendone nei romanzi (col senso che il diario ha per Iris), accettare la vita per quello che è e, finché c'è, cercare di viverla sino in fondo.
Guardarla negli occhi, con quell'attenzione che la scrittrice dà agli sguardi, al guardare e al leggersi negli occhi dei suoi personaggi. Tutto raccontato con leggerezza, una lingua musicale e insinuante, con la poesia di uno sguardo di affettuosa partecipazione, ma anche con un filo sorridente ironia.
A sei anni dalla morte Roberto Bolano diventa scrittore di culto
Venduto in quattro Paesi e diritti film
182mila copie in 9 mesi per noir di Carrisi