Due donne siciliane non erano su scialuppe
17 gennaio, 15:16di Francesco Nuccio
Il marito, ormai, appare rassegnato: "Purtroppo ho buone ragioni per ritenere che Maria Grazia sia morta". Ed anche la testimonianza dell'ultima persona che l'ha sentita al telefono sembra confermare le ipotesi più pessimistiche: "Mi ha detto che stava finendo in mare con la sua amica. Poi ho sentito un tonfo". L'unica ad aggrapparsi ancora a un esile filo di speranza è la figlia: "Quando l'ho sentita per l'ultima volta al telefono mi ha detto che era su una scialuppa insieme a Lucia". Ma poi lei stessa ammette: "forse era solo una bugia per non farmi preoccupare". Stefania Vincenzi, 17 anni, non riesce a darsi pace mentre ricostruisce tra le lacrime gli attimi terribili del naufragio della Nave Concordia sulla quale si trovava insieme alla mamma, Maria Grazia Trecarichi, di 50 anni, a un'amica di famiglia, Lucia Virzì, di 49, e al suo fidanzato, Andrea Ragusa, di 19, che tenta inutilmente di confortarla. "Non perdiamo le speranze", sussurra alla sua ragazza ancora sotto choc. E' lui che tiene i contatti con i giornalisti, mentre racconta per l'ennesima volta il film del naufragio. "Eravamo tutti e quattro sul ponte - spiega Andrea - e stavamo per salire su una scialuppa quando la mamma di Stefania e la sua amica ci hanno detto che volevano tornare in cabina per prendere i giubbotti salvagente e qualcosa per coprirsi, visto che c'era molto freddo. Così ci siamo separati".
Quello che è accaduto dopo è ancora avvolto nel mistero: "Abbiamo chiamato al cellulare la mamma di Stefania - prosegue Andrea - e lei ci ha detto che erano già sulla scialuppa e di stare tranquilli, ma non era vero". Ad avvalorare questa circostanza è l'altra telefonata, fatta subito dopo da Maria Grazia Trecarichi. La donna prova prima a chiamare il marito, Elio Vincenzi, ma il cellulare squilla a vuoto. Allora telefona al suo socio, Pippo Lombardo, con il quale gestisce un negozio di informatica a Priolo (Siracusa), dove vive con la famiglia. A lui confessa che lei e l'amica, in realtà, si trovano ancora a bordo, dove intanto si sono spente le luci: "La nave si sta inclinando, scivoliamo verso l'acqua", dice. Dall'altra parte del telefono Lombardo ascolta "in diretta" le fasi concitate di quel dramma senza poter fare nulla: "Non so nuotare", grida terrorizzata Lucia Virzì. Ma l'amica cerca di incoraggiarla, "tranquilla aggrappati a me...".
Poi Lombardo sente un tonfo e la comunicazione si interrompe all'improvviso. Sono le 00.12, come conferma l'indicazione del cellulare di Lombardo, interrogato oggi dalla polizia. Stefania e Andrea, entrambi studenti all'ultimo anno del Liceo linguistico, sono già rientrati in Sicilia, in casa del ragazzo che vive a Palermo. Ma non riescono a cancellare il ricordo di quella sera "maledetta", mentre continuano disperatamente a telefonare per avere notizie delle due donne che risultano ufficialmente "disperse". I loro nomi erano stati inizialmente inseriti nella lista dei superstiti. Ma con il passare delle ore si è fatta strada l'ipotesi di un tragico equivoco, confermato anche dal marito della donna, che fa l'insegnante di scuola media:"Quando Stefania e il fidanzato sono sbarcati a terra i soccorritori hanno chiesto con chi viaggiassero - spiega Elio Vincenzi - loro hanno fatto il nome di mia moglie e della Virzì. Forse per questo motivo sono finite erroneamente nell'elenco dei sopravvissuti". Poi scuote la testa e ripete sotto voce, mentre le speranze si affievoliscono con il passare delle ore: "Credo proprio che sia morta...".