Rettondini, un incubo mia prima crociera
16 gennaio, 10:40di Mauretta Capuano
ROMA - La prima crociera di Francesca Rettondini si è trasformata in un incubo per l'attrice, ex compagna di Alberto Castagna, che era a bordo della nave Costa Concordia quando stanotte si è incagliata, vicino all'isola del Giglio. Ancora sotto shock, appena arrivata nella sua casa, a Roma, la Rettondini racconta al telefono, all'ANSA: "Ognuno ha vissuto esperienze diverse a seconda di dove si trovava in quel momento sulla nave. Io ero a prua, nella sala da pranzo al Ponte 3 e ho sentito forte l'impatto. Si sollevavano i tavoli, volavano i carrelli, sono saltate le luci. Ma ero vicina a un punto di fuga, sono subita corsa fuori. Ero nel posto più fortunato, vicino alle scialuppe anche se lo shock mi ha inebetita. Mi guardavo intorno e non riuscivo a muovermi".
La Rettondini, con la voce che le resta dice: "é stata veramente un'esperienza da film. Sembrava di essere sul Titanic. Tutti lo nominavamo e dicevano: 'Oddio, affondiamo!'". Ora che é a casa, con la sua barboncina Nocciolina, il primo pensiero va "agli abitanti dell'isola del Giglio che ci hanno aiutato e accolto in maniera incredibile, e alla Protezione Civile di Santo Stefano. Tutto quello che potevano fare lo hanno fatto", spiega l'attrice che si trovava sulla nave con il gruppo di ragazzi che, dopo il casting dovevano fare la formazione per il reality 'Lookmaker', che "dovrebbe andare in onda su La7" dice l'attrice.
"La crociera era un sogno per loro ma anche per me. Non ne avevo mai fatta una. E' la prima e l'ultima. Ti senti in trappola, non fa per me". L'attrice racconta anche di "aver sentito dire da molti passeggeri che il personale della nave non era preparato. Io non credo sia così. Con una nave di 11 piani era difficile soccorrere tutti. C'erano tanti disabili, bambini, persone in difficoltà". "Molti - dice - erano impegnati ad aiutare le persone che erano già in cabina, a dormire. Due ragazzini mi hanno raccontato di essere riusciti a scendere grazie a una scaletta avuta dal personale. Altri, nel panico, si sono lanciati in mare".
L'unica critica della Rettondini va al comandante: "quando la nave si è rimessa in piano ha detto: 'State tranquilli! E' tutto a posto, potete rientrare nelle cabine e nei saloni all'internò. Capisco che bisogna mantenere la calma ma prende in giro, no! Qualcuno è tornato davvero nelle cabine e poco dopo la nave stava affondando". Poi, per scendere nelle scialuppe "c'é voluto troppo tempo, due ore circa. Erano inchiodate alle funi di ferro, arrugginite. Il capitano ha usato un'accetta per cercare di staccarle. Non si capiva più niente e tanti pensavamo ai figli a casa. Io ho solo Nocciolina, la mia barboncina, che mi aspettava e per lei credo che sarei scesa in cabina".