Un anno fa la paura dell'inquinamento, il mare resiste
08 gennaio, 19:45di Tommaso Tetro
Un anno dopo il naufragio della grande nave da crociera Costa Concordia all'isola del Giglio, dove si trova tutt'ora adagiata su un fianco e con uno squarcio di 70 metri sul lato emerso, l'allarme per il possibile inquinamento dell'ambiente marino e' rientrato. In realta' il delicato ecosistema ha resistito sin da subito, prima al rischio di sversamento in mare di idrocarburi e poi alla fuoriuscita di oli e miscele di 'prodotti' civili. A sorvegliare lo specchio d'acqua in cui la Concordia e' purtroppo ospitata, dal 13 gennaio dell'anno scorso, ci ha pensato il ministero dell'Ambiente, da subito al lavoro con i mezzi anti-inquinamento marino. Le associazioni ambientaliste - Legambiente, Wwf, e Greenpeace - hanno messo in evidenza gia' all'indomani del naufragio della nave 'ferita' da 'Le Scole' (lo scoglio di fronte all'isola che domenica verra' riposizionato) i pericoli per quella zona ricchissima di biodiversita', posta in area sensibile, sulle linee del parco dell'Arcipelago Toscano e del Santuario dei cetacei. La richiesta principale rivolta al governo ha riguardato la formulazione di un decreto per rotte sicure anti-inchini. Dall'appello di qualche giorno fa, affinche' venga indicato subito un porto in cui trasportare la Concordia a seguito delle operazioni di rimozione, tornando fino ai giorni immediatamente successivi al naufragio, il ministro Corrado Clini ha dato ''priorita' alla protezione del mare'', intervenendo con i battelli del ministero (convenzione Castalia) gia' poche ore dopo l'incidente per monitorare lo stato delle acque; azione che ad oggi prosegue.
Il fatto che questo grande 'salotto' del mare avesse 15 serbatoi carichi (la nave era partita poche ore prima da Civitavecchia), contenenti 2.400 metri cubi di combustibile e 42 metri cubi di lubrificante, destava preoccupazione: ''Le dimensioni di carico degli idrocarburi e dell'olio lubrificante sono tali da assimilarla a una piccola nave porta-petrolio'', aveva detto Clini ricordando che lo svuotamento dei serbatoi richiedeva tempi relativamente lunghi e che comunque la prima cosa da fare era andare avanti con il salvataggio di vite umane. La paura maggiore per l'inquinamento era comunque legata al peggioramento delle condizioni meteorologiche; e nel caso si fosse verificata una situazione del genere, gli esperti anti-inquinamento del ministero avevano assicurato che le operazioni potevano esser svolte in poche ore, circoscrivendo l'area e avviando l'aspirazione e la pulitura. Dopo l'approvazione da parte del ministero dell'Ambiente del piano per la rimozione del relitto - a maggio dell'anno scorso e con il recepimento delle indicazioni del dicastero di via Cristoforo Colombo sulle procedure e gli interventi a salvaguardia dell'ecosistema tipo gestione dei rifiuti e dell'ambiente idrico, vegetazione, analisi di rischio, ambientale, bonifica, ripristino e monitoraggio ambientale - Clini e' di recente intervenuto, rassicurando, sui ritardi delle operazioni; a meta' dicembre il ministro ha pero' lanciato un messaggio chiaro per sollecitare i tempi e il luogo di destinazione. ''Non vorrei trovarmi con la sorpresa che dopo gli sforzi per rimettere la nave in linea di galleggiamento si apra il 'Bingo' su dove portarla; deve essere il porto piu' vicino - avverte - Non possiamo rischiare. La nave dovra' essere trainata nelle massime condizioni di sicurezza. Per questo sono entrato nel merito della questione chiedendo a Costa di sbrigarsi: ho chiesto di farci sapere i tempi e il porto, anche perche' quest'ultimo va attrezzato''.