Riforma pesca Ue, un mare di opportunità per la Liguria
Barbagallo,recepite nostre richieste.Damanaki, stock bene comune
28 gennaio, 14:30 (ANSA) - BRUXELLES, 28 GEN - La riforma della politica Ue per
la pesca, entrata in vigore a gennaio, piace alla Regione
Liguria. Il provvedimento pone un freno al sovrasfruttamento
degli stock ittici e agli scarti di pescato (ad oggi pari a un
quarto delle catture totali), con decisioni che partono dalla
dimensione locale, e l'introduzione, per la prima volta in
maniera effettiva, di standard di sostenibilità.
La riforma, spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Giovanni Barbagallo "tiene conto di numerose tra le richieste più volte ribadite dalle Regioni italiane, in particolare dalla Liguria. Sancisce la necessità di un approccio regionalizzato alle misure specifiche di conservazione per preservare le attività di pesca tradizionali, concedendo un accesso preferenziale alle risorse ai pescatori che svolgono attività di pesca su piccola scala, artigianale o costiera".
Si tratta di "un'opportunità da non perdere per la nostra Regione - sottolinea Barbagallo - la cui flotta peschereccia appartiene quasi interamente a tale categoria, in questi anni estremamente penalizzata dalle norme Europee ideate per la pesca industriale e purtroppo applicate anche a quella artigianale".
Per quelli che si chiedono ancora per quale motivo l'Europa debba avere voce in capitolo nel regolamentare un'attività di grande impatto sull'economia di molti Paesi, quelli mediterranei in primis, la risposta arriva chiara dalla commissaria Ue per gli Affari marittimi e la pesca Maria Damanaki: "Gli stock ittici sono una risorsa condivisa. Non conoscono confini e non hanno passaporto da presentare" perché, ripete "non appartengono a nessuna nazione, sono un bene comune".
Grazie alla riforma, il numero di stock ittici sfruttati in maniera sostenibile (vale a dire con catture compatibili col tasso di riproduzione dei pesci target) sarà triplicato già a partire dalla fine del 2014. Un impegno che andrà mantenuto nel tempo con la cooperazione di tutti.
C'è da dire che i Ministri nazionali hanno già dimostrato di essere entrati nel giusto spirito, concordando all'unanimità sulle quote di pesca nazionali il mese scorso. Una decisione non banale, perché richiede, tra le altre cose, la piena consapevolezza della situazione della pesca locale.
La riforma andrà poi implementata e per questo l'industria peschereccia non sarà lasciata sola, ma potrà contare sul neovarato Fondo Europeo per gli Affari marittimi e la Pesca (EMFF), che include aiuti economici a supporto di investimenti per attrezzature di pesca moderne che riducano il pescato indesiderato, per il rinnovo della flotta promuovendo anche l'occupazione giovanile in un settore che ha bisogno di nuova linfa vitale per cambiare ottica e marcia. (ANSA).
La riforma, spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Giovanni Barbagallo "tiene conto di numerose tra le richieste più volte ribadite dalle Regioni italiane, in particolare dalla Liguria. Sancisce la necessità di un approccio regionalizzato alle misure specifiche di conservazione per preservare le attività di pesca tradizionali, concedendo un accesso preferenziale alle risorse ai pescatori che svolgono attività di pesca su piccola scala, artigianale o costiera".
Si tratta di "un'opportunità da non perdere per la nostra Regione - sottolinea Barbagallo - la cui flotta peschereccia appartiene quasi interamente a tale categoria, in questi anni estremamente penalizzata dalle norme Europee ideate per la pesca industriale e purtroppo applicate anche a quella artigianale".
Per quelli che si chiedono ancora per quale motivo l'Europa debba avere voce in capitolo nel regolamentare un'attività di grande impatto sull'economia di molti Paesi, quelli mediterranei in primis, la risposta arriva chiara dalla commissaria Ue per gli Affari marittimi e la pesca Maria Damanaki: "Gli stock ittici sono una risorsa condivisa. Non conoscono confini e non hanno passaporto da presentare" perché, ripete "non appartengono a nessuna nazione, sono un bene comune".
Grazie alla riforma, il numero di stock ittici sfruttati in maniera sostenibile (vale a dire con catture compatibili col tasso di riproduzione dei pesci target) sarà triplicato già a partire dalla fine del 2014. Un impegno che andrà mantenuto nel tempo con la cooperazione di tutti.
C'è da dire che i Ministri nazionali hanno già dimostrato di essere entrati nel giusto spirito, concordando all'unanimità sulle quote di pesca nazionali il mese scorso. Una decisione non banale, perché richiede, tra le altre cose, la piena consapevolezza della situazione della pesca locale.
La riforma andrà poi implementata e per questo l'industria peschereccia non sarà lasciata sola, ma potrà contare sul neovarato Fondo Europeo per gli Affari marittimi e la Pesca (EMFF), che include aiuti economici a supporto di investimenti per attrezzature di pesca moderne che riducano il pescato indesiderato, per il rinnovo della flotta promuovendo anche l'occupazione giovanile in un settore che ha bisogno di nuova linfa vitale per cambiare ottica e marcia. (ANSA).