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FOTO: Testimoni, 'Sembrava il Titanic'
dell'inviato Michele Giuntini

La paura arriva all'ora di cena, a bordo della Costa Concordia, il gigante dei mari che stava tornando a ''casa'' nel porto di Savona dopo la crociera nel Mediterraneo. Prima uno scossone, poi un black-out, quindi la convinzione che qualcosa di serio non andava. Ed e' stato, secondo i racconti dei passeggeri, come in un girone infernale: scialuppe che non venivano calate, persone che si 'rubavano' i salvagente, urla, pianti, paura. E c'e' chi si getta in acqua nel tentativo di salvarsi ''Ho cercato la nostra posizione attraverso il sistema satellitare sul cellulare e ho capito che eravamo su uno scoglio'', ha raccontato uno dei 3.000 passeggeri. Ma le prime spiegazioni ricevute dicevano che si trattava di un problema tecnico che sarebbe stato risolto: una spiegazione non convincente per chi aveva visto i bicchieri non stare piu' in piedi sui tavoli dei ristoranti della nave. E dopo un po', quando e' stato chiesto a tutti di indossare i salvagente e di avvicinarsi alle scialuppe e' stato chiaro che non si trattava di un'esercitazione. Urla incredule e pianti al risuonare dei sette fischi corti ed uno lungo: il segnale di abbandono nave: ''Eravamo nel caos piu' totale, nessuno anche tra l'equipaggio sapeva darci indicazioni precise. Appena la nave ha cominciato ad inclinarsi, e tutti siamo stati sbattuti da una parte all'altra, cadendo e ferendoci, abbiamo deciso di andare fuori, a cercare le scialuppe di salvataggio. E' stato drammatico e c'e' voluta piu' di un'ora per abbandonare la nave'', dice un passeggero di Anagni. ''In quei momenti pensi solo di poter morire. Abbiamo stretto il bambino al collo, siamo riusciti a prendere il giubbotto salvagente in cabina e poi a scappare sul ponte per imbarcarci su una scialuppa'', dicono Pino e Rossella Pannese, di Avellino, che come molti altri si erano imbarcati a Civitavecchia ieri pomeriggio. Tutti si sentivano come sul Titanic: cento anni dopo ma come sul piroscafo naufragato al largo di Terranova il 15 aprile del 1912: ''Abbiamo preso da soli i giubbotti salvagente rompendo le vetrine nei corridoi. E siccome erano pochi ce li rubavamo tra noi'', racconta una crocerista di Aprilia (Latina), Antonietta Simboli. ''Si e' spenta piu' volte la luce e non sapevamo orientarci - racconta Yuri Selvaggi, in crociera con la moglie e i figli - abbiamo abbandonato tutto per scappare. Ma a bordo c'era panico anche tra i membri dell'equipaggio. Molti stranieri. Non sapevano esattamente cosa fare neanche loro''. Ed il terrore-Titanic si e' concretizzato anche con alcuni incidenti: ''Quando siamo finalmente saliti su una scialuppa si e' addirittura spezzata una fune mentre veniva calata. La scialuppa non e' andata subito in acqua ma ha sbattuto contro la stessa nave e solo dopo aver rimbalzato e' andata in acqua per fortuna senza rovesciarsi''. Il caos a bordo e' testimoniato anche da altri racconti: ''Mentre la nave affondava ci siamo sentiti anche dire da qualcuno dell'equipaggio di rientrare in cabina. Meno male invece che siamo scappati all'aperto e siamo andati alle scialuppe''. Qualcuno non ha avuto, o non ha potuto avere la stessa lucidita e si e' gettato in mare per la paura o ci e' finito cercando di lasciare la nave: i tre morti recuperati erano in acqua. E' andata meglio a chi e' riuscito a salvarsi raggiungendo la costa del Giglio a nuoto, racconta un'animatrice. e in acqua sono stati visti tuffarsi anche membri dell'equipaggio: ''Ma non volevano salvare se stessi, ma soccorrere i passeggeri che si erano lanciati in acqua'', dicono alcuni colleghi. Ed e' stato visto tuffarsi anche il pianista della nave: fino a poco prima stava suonando in un salone attiguo al ristorante.

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