(ANSA) - ROMA, 6 APR - E' "urgente" accelerare e risolvere lo
stallo sui diritti aeroportuali per evitare che gli scali
italiani vengano penalizzati da questa situazione di incertezza.
A lanciare l'allarme è il presidente dell'Enac Vito Riggio, che
denuncia la situazione di empasse che si è venuta a creare dopo
l'avvio della nuova Autorità dei Trasporti, che ha assunto
alcuni compiti che prima svolgeva l'Ente per l'aviazione civile.
"L'Italia ha dato all'Autorità dei trasporti il compito di
supervisione" nell'ambito della nuova cornice di riferimento sui
diritti aeroportuali, che è la direttiva europea 2009/12, spiega
Riggio in un'intervista all'Ansa. La direttiva "in linea teorica
semplifica" il sistema di tariffazione prevedendo un negoziato
tra società di gestione e compagnie per arrivare ad un accordo.
In questo ambito l'Autorità deve anche mettere a punto degli
schemi di regolazione tariffaria che sono la base su cui si deve
svolgere il negoziato.
Il problema è che questi schemi ancora non ci sono e "sarebbe
opportuno approvarli e farli partire", afferma Riggio,
ricordando che all'Enac, cui prima erano affidate anche queste
competenze, "li avevamo già predisposti e mandati per il parere
ai Ministeri dei Trasporti e dell'Economia". Secondo Riggio "è
stato un errore istituire un'Autorità diversa: prima facevamo
tutto noi, ora continuiamo a fare la vigilanza sulla sicurezza e
sugli obblighi sugli investimenti. Però le tariffe se le
gestiscono loro con la supervisione dell'Autorità", afferma,
puntualizzando che "solo l'Italia ha dato le competenze ad
un'Autorità".
Per accelerare le cose, Riggio ha quindi "dato la
disponibilità dell'Enac a cooperare con l'Autorità dei
trasporti: ho proposto al presidente (dell'Authority, ndr.)
Andrea Camanzi un protocollo sul sistema tariffario che dice che
se l'Autorità lo richiede l'Enac può fornire la propria
esperienza - spiega - e su questo sto aspettando una
convocazione del ministro dei trasporti Maurizio Lupi".
"Questo è un tema urgente: è un sistema che si può ingrippare
e bisogna quindi sciogliere questo nodo in modo da dare
certezza", avverte Riggio, evidenziando il rischio che si areni
lo sviluppo infrastrutturale degli aeroporti italiani. Lo stallo
infatti riguarda la metà degli aeroporti italiani, quelli cioè
che non hanno ancora il contratto di programma (per gli scali
che l'hanno rinnovato, il contratto di programma rimane in
vigore fino a scadenza): "Il 50% dei grandi aeroporti è già in
regola, ma il problema è per gli altri, che sono una trentina di
scali da Bergamo a Trapani", spiega Riggio, sottolineando che
"per questi aeroporti, soprattutto i piccoli, senza
l'adeguamento tariffario, rischiano il decadimento degli
investimenti oltre all'incertezza finanziaria".
Il tutto in un momento in cui si sta manifestando l'interesse
per gli scali nazionali da parte degli investitori esteri, che
invece "chiedono certezza": "gli aeroporti italiani - avverte
Riggio - non possono continuare ad essere gestiti da enti locali
in crisi. Dobbiamo far entrare capitali freschi e logiche
industriali per stare al passo. E se, per fortuna, il 50% degli
scali è stato messo al riparo, per tutti gli altri dobbiamo
accelerare". (ANSA).