(di Alfonso Neri)
(ANSA) - CERNOBBIO (COMO), 5 APR - L'idea non è nuova, ma ora
è più definita: salario minimo con rischio del carcere per il
datore di lavoro che dovesse sottopagare, contemporanea
introduzione di forti deroghe ai contratti collettivi nazionali,
che sarebbero molto depotenziati. Lo annuncia di fronte a
manager e imprenditori il viceministro dell'Economia Enrico
Morando, che chiarisce gli obiettivi temporali del governo:
perché le riforme funzionino dovrebbe durare fino al 2018. Poi
sarebbe comunque meglio un nuovo esecutivo guidato da Renzi.
Ora che imprenditori e grandi sindacati, pur con forti
contrasti interni alla Cgil, si sono accordati sulle norme di
rappresentanza ''si potrebbe fare alla svelta una legge sul
salario minimo che preveda il carcere per gli imprenditori che
non la rispettino''. Da una parte ci si avvicinerebbe alla
Germania dove la norma sta impedendo situazioni al limite dello
'schiavismo' dall'altra, dove il limite fosse inferiore a quanto
previsto dai contratti collettivi nazionali, questi di fatto non
avrebbero efficacia. Forse è l'obiettivo principale, con Morando
(Pd) che propone ''accordi di secondo livello che possano
derogare su tutto, tranne che sulle disposizioni di legge,
rispetto al contratto nazionale''.
E l'accoglienza è buona: la platea del workshop Ambrosetti di
primavera, quello dedicato ai temi finanziari, promuove a pieni
voti il governo Renzi. Secondo un sondaggio gestito dagli
organizzatori tra un centinaio di partecipanti, il 59% ha
un'opinione favorevole dell'esecutivo, con il 44% che esprime un
giudizio positivo e il 15% molto positivo. Il 24% si dice
neutrale e l'8,5% sfavorevole, diviso in un 5% dal voto negativo
e in limitato 3,5% fortemente negativo ('terrible' in inglese).
Molto meno positive le prospettive future dell'Italia:
secondo il 35% della platea di Cernobbio queste sono medie, per
il 22% sufficienti e per il 30% basse. Prevedono un futuro buono
meno dell'8% degli intervistati, molto buono meno del 3%. Le
richieste principali al governo sono la riduzione della spesa
pubblica e del carico fiscale, poi la riforma della giustizia.
Morando, con il commissario alla spending review Carlo
Cottarelli più silenzioso del solito (''troverete tutto nel
documento economico finanziario''), è l'unico esponente del
governo presente alla due giorni sul Lago di Como e accetta che
il suo intervento in lavori strettamente a porte chiuse sia
diffuso in sala stampa. Così parla chiaro: ''Per approvare
(anche in Parlamento, ndr.) il complesso della nostra riforma
del sistema politico-istituzionale è ragionevole pensare che si
arrivi alla fine di quest'anno, più facilmente ai primi mesi
dell'anno prossimo'', mentre ''per avvicinare il sistema
contributivo italiano alla media europea non bastano 10
miliardi, ma ne servono 32-33, soprattutto da tagli alla spesa:
sono necessari tre anni se le decisioni vengono prese adesso''.
E queste riforme saranno efficaci ''se l'orizzonte del governo
si può prevedibilmente sperare sia il 2018'', conclude Morando.
(ANSA).