(di Fabio Perego)
(ANSA) - MILANO, 3 APR - L'Italia del vino tiene e, a dispetto
della crisi economica, mette in cascina per il 2013 una robusta
crescita del fatturato (+4,8%) in controtendenza con il settore
alimentare (+0,3%) e manifatturiero (-0,3%). A tracciare il
quadro, alla vigilia del Vinitaly, è la consueta indagine
dell'ufficio Studi di Mediobanca sulle 111 principale aziende
italiane da cui risalta il ruolo sempre più rilevante
dell'export (+7,7%). Tanto che lo scorso anno è stato da
incorniciare soprattutto per gli spumanti italiani che hanno
visto aumentare a doppia cifra (+10,3%) le vendite all'estero.
Anche allargando lo sguardo ad un orizzonte temporale più
ampio il vino italiano conferma un trend di crescita
costante. Dal 2008 al 2013 le vendite complessive segnano un
progresso del 24,1% grazie ad una crescita dell'export del 40,4%
mentre le vendite nazionali si 'fermano' a un +10,7%. Il settore
mostra poi una certa stabilità dell'occupazione (-0,5%). Per
quanto riguarda le aspettative di vendite per il 2014, poi il
92% vede rosa e prevede di non subire un calo. Gli ottimisti
cadono però all'8,1% (erano il 26,8% nel 2013).
Tornando all'estero nel 2013 il 51% delle bottiglie che hanno
varcato i confini, sono state assorbite dall'Ue (+9,2% delle
vendite rispetto al 2012). Il Nord America si conferma la
seconda piazza estera (32,7% dell'export, +3,9%). Marginale il
contributo dell'America Latina (1,4%). Il resto del mondo
(Africa, Medio Oriente e Paesi Europei non Ue) si attesta al
10,6% (+14,9%).
La classifica dei produttori in base alla forza dei loro
bilanci vede, invece in testa la veneta Masi Agricola, seguita
da un un altro veneto, Botter, e dalla toscana Antinori. Il
Gruppo Cevico è la migliore cooperativa (quarta), davanti alle
attività del Gruppo Santa Margherita. Le due regioni con le
performance migliori sono Veneto e Toscana che riescono a
piazzare nella top ten rispettivamente cinque e tre società.
Investire poi nel vino sembra essere stato un ottimo affare
per chi ha saputo scegliere i produttori e i paesi giusti.
Dall'analisi della performance dell'indice mondiale di Borsa
delle imprese vinicole quotate (46 società emittenti di 51
titoli trattati in 20 Borse) emerge, da gennaio 2001 a marzo
2014, una crescita del 225,7%, un dato ben al di sopra delle
Borse mondiali che hanno segnato un progresso del 61,8%.
La migliore performance (ed è una conferma) è dal Nord
America (+349,9%) e dalla Francia (+103,4%). In altri Paesi -
come Australia (-33,6%), Cile (-38,2%) e Cina (-68,2%) - le
società vinicole hanno reso meno della Borsa nazionale. Mentre
nessuna quotata ha ancora passaporto italiano. Solo 4 società
sono interessate alla Borsa ma in modo indiretto con la
quotazione della società controllante che in un solo caso assume
lo status di socio industriale (Davide Campari) e nei restanti
di investitore finanziario (Allianz con Agricola San Felice,
Generali con Genagricola e UnipolSai con Saiagricola).