(ANSA) - MILANO, 2 APR - La banche stringono su una nuova
proposta per il salvataggio di Sorgenia, la società energetica
del gruppo Cir gravata da un debito di 1,9 miliardi di euro, 600
dei quali non più sostenibili, e sarebbero orientate a riaprire
i rubinetti del credito con 65 milioni di nuova finanza.
Nel corso di una conference call mattutina i banchieri delle
principali banche esposte sulla capogruppo (Mps, Unicredit,
Intesa, Banco Popolare, Ubi, Bpm), preso atto
dell'indisponibilità di Cir ad alzare da 100 a 150 milioni il
contributo chiesto nella ristrutturazione finanziaria (che
l'avrebbe comunque estromessa dal controllo), hanno serrato i
ranghi e concordato di procedere nel giro di qualche giorno alla
formulazione del 'piano B': una proposta che prevede una
conversione massiccia in capitale dei debiti in eccesso con
l'azzeramento - in assenza di un contributo dei soci Cir e
Verbund (che ha già dichiarato chiusa l'avventura italiana) -
della loro partecipazione. In assenza di rilanci Sorgenia, di
cui la holding della famiglia De Benedetti detiene il 52,9% del
capitale, è dunque destinata a finire in mano alle banche.
Oggi era atteso il via libera al piano di ristrutturazione
dalle ultime banche, un paio di istituti esteri tra i 21
esposti. Mentre si raccolgono le adesioni, tra Sorgenia e le
banche si sono registrati segnali di disgelo sul fronte delle
linee di credito necessarie per l'operatività corrente.
Per non pregiudicare la società, a corto di 'ossigeno' a
causa della revoca dei finanziamenti, i creditori sono orientati
ad accogliere la richiesta di Sorgenia di riattivare parte dei
finanziamenti funzionali all'operatività ordinaria. In arrivo ci
sarebbero 65 milioni di finanza fresca da parte di Unicredit,
Ubi Banca, Bpm, Intesa e Mps. ''Il mancato accesso alle linee di
credito - sottolineava ieri Cir in una nota - ha determinato
inefficienze nella gestione ordinaria, con conseguenti
ripercussioni anche di natura economica''. Il ripristino delle
linee bancarie eviterà danni alla società e, indirettamente, ai
suoi creditori.
Intanto i sindacati di Tirreno Power, la società che possiede
la centrale di Vado Ligure sequestrata nell'ambito di
un'inchiesta per disastro ambientale, in un incontro ieri al
Mise hanno chiesto ''garanzie occupazionali e il tempestivo
dissequestro'' dell'impianto. Nella riunione al ministero la
società, di cui sono azionisti Gdf Suez (50%) e Sorgenia (39%),
ha preannunciato la predisposizione di un piano contenente una
serie di interventi che garantiscano una riduzione dei limiti
delle emissioni rispetto a quelli previsti dall'Aia.(ANSA).