(ANSA) - ROMA, 31 MAR - La sentenza di condanna di Paolo
Scaroni al processo della centrale di Porto Tolle piomba con un
certo fragore sulla partita delle nomine. E' vero che i reati
per i quali l'attuale ad dell'Eni e Franco Tatò (in quanto
allora amministratori di Enel) sono stati condannati non
rientrano tra quelli che impediscono l'eleggibilità ai vertici
delle controllate del Tesoro, ma come dimostrano i primi
commenti, l'ipotesi di una conferma dell'ad del gruppo
petrolifero, magari come presidente, potrebbe farsi più
complicata. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, comunque,
non si sbilancia, limitandosi a dire che il governo rispetta
l'operato della magistratura e sulle nomine "andrà avanti
indipendentemente da questa vicenda". Certo, ha però aggiunto,
come "ci saranno delle riduzioni" nel ceto politico, così sarà
"anche nelle aziende: ne vedrete delle belle".
Scaroni è stato condannato per disastro ambientale doloso,
ovvero per un'infrazione descritta dall'articolo 434 del Codice
Penale. La direttiva dell'ex ministro dell'Economia Fabrizio
Saccomanni, firmata il 24 giugno dello scorso anno, non
contempla questo reato tra le varie fattispecie che impediscono
l'eleggibilità o determinano la decadenza dei vertici delle
società controllate direttamente o indirettamente dal Tesoro: i
reati elencati nella direttiva, infatti, riguardano
essenzialmente la sfera amministrativa, finanziaria, tributaria
o contro il patrimonio. Quindi nulla osterebbe, almeno da un
punto di vista normativo, a una conferma di Scaroni, che secondo
diverse indiscrezioni potrebbe puntare alla poltrona di
presidente, dopo tre mandati come amministratore delegato.
"Non possiamo che confermare che rispettiamo tutte le
sentenze della magistratura", si è limitato a commentare Renzi,
ricordando che "nei prossimi giorni indipendentemente da questa
vicenda il governo dovrà esprimere le proprie linee di
indirizzo, avvicinandosi la data delle assemblee di Eni, Enel,
Poste, Terna e Finmeccanica". Comunque, ha aggiunto il premier,
"ho sempre detto e confermo che prima dei nomi aspettiamo di far
conoscere agli italiani la visione e i piani di sviluppo di
queste aziende per decidere le persone che saranno chiamate a
gestirle". Insomma, "nomina sunt consquentia rerum".
E le cose, secondo la senatrice del Pd Laura Puppato, non
depongono a favore di Scaroni: "Deve essere chiaro a chi
nominerà i prossimi dirigenti - ha avvertito - che i nomi di
Scaroni e Tatò, assieme ai tanti che hanno accumulato
procedimenti in questi anni, non sono più disponibili a conferme
o nuovi incarichi, ne va della credibilità di tutta l'Italia".
Sulla stessa linea l'europarlamentare del Pd Andrea Zanoni, il
quale chiede che "per le nomine in vista per Eni, Enel, Terna si
tenga conto dell'elemento dell'ecosostenibilità del
management".(ANSA).