(ANSA) - ROMA, 26 MAR - Lo shale gas americano arriverà in
Europa e così anche i rischi derivanti dalla crisi ucraina
faranno forse meno paura. La promessa fatta oggi dal presidente
Barack Obama a Bruxelles va nella direzione più volte auspicata
da governi e compagnie europee, da sempre 'ostaggio' delle
variabili geopolitiche che, dal Medio Oriente all'est Europa,
tengono col fiato sospeso ogni volta che qualche tensione
diplomatica complica il fragile assetto energetico. Tra il dire
e il fare, però, ci sono di mezzo le infrastrutture, da sempre
tallone d'Achille in particolare dell'Italia, allergica a
impianti e tubi di qualunque tipo.
Nel corso della conferenza stampa con i leader europei,
l'inquilino della Casa Bianca, parlando dell'importanza di
ridurre la dipendenza energetica degli alleati dalla Russia, ha
annunciato che gli Stati Uniti hanno già autorizzato
l'esportazione verso l'Europa di gas naturale Usa. In
particolare, ha aggiunto, "quando avremo l'accordo" di libero
commercio "l'export del gas americano sarà più semplice". Un
annuncio che, ha commentato il presidente della Commissione Ue
Josè Manuel Barroso, "è una buona notizia" e "una benedizione
per gli Usa e per tutto il mondo, perché paesi come quelli
europei saranno meno dipendenti dall'energia che viene da posti
difficili".
Con il ricorso massiccio al gas estratto dalle rocce gli
Stati Uniti non solo si sono resi sostanzialmente indipendenti
da un punto di vista energetico, ma hanno anche contribuito a
una discesa dei prezzi, vitale per la ripresa economica. Non a
caso l'ad dell'Eni, Paolo Scaroni, da tempo spinge per il
ricorso allo shale gas anche in Europa e questa apertura di
Obama autorizza un certo ottimismo. Certamente, però, come ha
riconosciuto lo stesso Scaroni, una rondine non potrà fare
primavera, perché per usufruire di questo gas a basso costo e
dalla provenienza 'sicura' bisogna mettere mano al portafoglio e
al territorio, realizzando i rigassificatori. Non a caso,
quindi, il governo ha in preparazione un Dpcm sulle
infrastrutture energetiche in cui, come ha spiegato il
viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti,
verranno indicati "gli stoccaggi e i rigassificatori
ritenuti strategici per garantire la sicurezza degli
approvvigionamenti".
Nel frattempo, non avendo certezze su quello che accadrà tra
Kiev e Mosca, con le possibili sanzioni al gas russo che
metterebbero in ginocchio la Germania, l'Italia guarda ad altre
possibili soluzioni: dei giorni scorsi è il viaggio di Scaroni
in Libia, Paese che con la crisi ucraina diventa sempre più
centrale per gli approvvigionamenti italiani, dove però la
produzione ha di recente toccato i minimi da sei mesi a causa
dei continui attacchi dei ribelli che impongono continui e
pericolosi stop and go degli impianti. Quello che serve, dunque,
è in primo luogo la sicurezza. C'è poi in prospettiva il Tap, il
gasdotto che porterà in Puglia il gas azero, mentre il futuro
del Southstream, come ha recentemente avvertito lo stesso
Scaroni, è assai "fosco".(ANSA).