(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il deconsolidamento del settore
trasporti di Finmeccanica è "necessario": perché in primo luogo
Ansaldo Sts non è più in grado di garantire il proprio successo
e in seconda battuta Ansaldo Breda non può assicurare la propria
sopravvivenza. Per questo motivo, il futuro delle due
controllate è, insieme o separate, nell'orbita di un partner
internazionale. L'amministratore delegato del gruppo, Alessandro
Pansa ribadisce e conferma la strategia del Gruppo, aprendo
anche all'ipotesi 'italiana' di Fincantieri. Una strada, quella
del deconsolidamento del business trasporti, che trova
l'appoggio del Governo ma non quello dei sindacati, che lanciano
l'allarme deindustrializzazione. La Borsa però premia il titolo,
che oggi ha dominato il paniere dei grandi titoli, chiudendo a
+2,8%.
All'indomani dei risultati del 2013, che hanno certificato il
fardello di Ansaldo Breda sull'intero gruppo, il capo azienda è
tornato oggi ad illustrare la situazione prima agli analisti,
poi in audizione alla commissione Industria del Senato. "Quello
che abbiamo fatto negli ultimi nove mesi ha portato
significativi benefici" nei settori Difesa, Aeronautica ed
Elicotteri, ma c'è un "problema" e "si chiama AnsaldoBreda" (la
perdita operativa nel 2013 è salita a 227 milioni dai 160 mln
del 2012), ha detto Pansa, sottolineando che il core business di
Piazza Monte Grappa "non può essere messo a rischio" dalle
perdite di Breda.
Il processo di vendita è ormai avviato, ci sono già
manifestazioni di interesse e proposte preliminari e ora - come
approvato ieri dal Cda del Gruppo - parte la fase di
approfondimento con un numero ristretto di interlocutori. Tra i
soggetti interessati si fanno i nomi di Thales, Bombardier, Ge,
oltre ai cinesi di China Cnr Corporation e Insigma. Ma circola
anche la soluzione italiana di Fincantieri. Che viene vista di
buon occhio anche da Pansa: "Qualsiasi altra iniziativa dovesse
arrivare da soggetti finanziari italiani volti a inserire il
settore in un'adeguata realtà produttiva è da noi benvenuta".
L'operazione, ha precisato, dovrebbe essere chiusa in tempi
"compatibili" con i target.
All'intera operazione guardano con attenzione i ministri del
Tesoro (che è azionista di riferimento della holding, con il
30,2%) e dello Sviluppo, che ieri hanno dato la loro
'benedizione'. Un supporto "molto importante", l'ha definito
Pansa, che a maggio sarà coinvolto nel valzer di nomine e che
oggi voluto evidenziare alcuni meriti della propria gestione:
abbiamo lavorato per assicurare la sopravvivenza del Gruppo, che
tra febbraio-marzo 2013 non era assicurata; inoltre è mutata la
"credibilità" dell'azienda, tanto che il titolo, dall'arrivo di
Pansa (febbraio 2013) ad oggi, è cresciuto del 66,5% (contro il
-50,8% dell'era Orsi).
La vendita delle due Ansaldo non piace però ai sindacati. Il
leader della Fiom Maurizio Landini parla di "errore molto
forte" perché, "prima di svendere pezzi importanti", ci
sarebbe bisogno di politiche di rilancio dei settori strategici.
Contro la "irresponsabile determinazione a eliminare un pezzo
dell'industria nazionale" si scaglia anche Giovanni Contento
(Uilm), che invita Pansa, se proprio vuole vendere, a chiedere a
Fincantieri se è disponibile ad acquistarle. La Fim avverte che
questa decisione "rischia, se non governata di concerto con le
organizzazioni sindacali e con il Governo, di decretare la fine
dell'interesse strategico dei trasporti ferroviari da parte del
nostro paese" e chiede l'avvio di un tavolo nazionale.(ANSA).
