(di Paolo Verdura)
(ANSA) - MILANO, 18 MAR - Il pagamento di San Matteo promesso
da Renzi sui debiti della pubblica amministrazione nei confronti
delle imprese non piace al presidente di Confindustria Giorgio
Squinzi, che si è detto ''deluso'' dello slittamento annunciato
dal capo del Governo lo scorso 13 marzo dal salotto televisivo
di Bruno Vespa. Al Santo che porta lo stesso nome
dell'ex-sindaco di Firenze Squinzi preferisce San Giorgio ''non
perché mi chiamo così - chiarisce - ma in onore del Presidente
della Repubblica'' e soprattutto perché ''si festeggia il 23 di
aprile'', ossia 5 mesi prima della data annunciata del 21
settembre. Ma non è il solo appunto che Squinzi fa al governo
Renzi. Reduce dall'incontro di Berlino con il premier italiano,
Angela Merkel ed i rappresentanti della Confindustria tedesca,
durante il quale ha potuto constatare che la Cancelliera ''è
sempre molto austera e asciutta nei nostri confronti'', il
numero uno di Confindustria ha definito ''raggelante'' l'ipotesi
che l'Istituto per il Commercio estero (Ice) possa rientrare tra
le voci di taglio alla spesa pubblica. Una critica appoggiata
dal viceministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, che ha
parlato di ''scellerata ipotesi di scuola''.
Quanto al saldo dei debiti della pubblica amministrazione,
secondo Squinzi, ''sarebbe una iniezione straordinaria di
liquidità che farebbe ripartire i consumi''. Il presidente di
Confindustria ha ricordato poi che inizialmente si era parlato
di ''pagamento a trenta giorni'', poi il Governo ha ''modificato
il tiro al 21 settembre (San Matteo)''. Secondo il leader degli
industriali, ''San Giorgio combatte il drago del debito pubblico
e della disoccupazione'' e comunque, restando nel culto dei
santi, il presidente di Confindustria si accontenterebbe anche
del 29 giugno, giorno di San Pietro e San Paolo, ''come data per
lo sblocco completo dei pagamenti''.
Squinzi, all'inaugurazione di Mce, la fiera dell'industria
meccanica a Fiera Milano, ha poi glissato sulla contrapposizione
tra taglio dell'Irap, a favore delle imprese, caldeggiata da
Confindustria, e dell'Irpef, scelta dal Governo con il
compiacimento dei sindacati per alleggerire le buste paga dei
lavoratori dipendenti. ''Il problema - ha detto - non è il derby
tra le due imposte, opzioni che anche il nostro progetto
contemplava'', perché oggi ''è più importante intervenire sul
costo del lavoro, aumentato del 30% negli ultimi 7 anni rispetto
alla Germania''. ''Se saremo competitivi sul costo del lavoro -
spiega - creeremo più attività e quindi anche più occupazione''.
Dunque, ''tutti gli stimoli devono essere concentrati nel
rendere più competitivo il lavoro italiano''.(ANSA).